A nome dei pastori sardi, Fabio Pisu, Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna , Antonio Doa e Gianluigi Argiolas esprimono "forte dissenso" per la ripartizione delle quote dei fondi di spesa pubblica del Feasr assegnati alla Sardegna. "Per la nostra Isola - spiegano - nella programmazione 2023-2027 sono state assegnate quote pari a 819.493.113 euro, circa 470.000.000 in meno rispetto al quinquennio 2014-2020 tenendo conto della riduzione del budget a livello nazionale.
Uno dei principi della nuova Politica agricola comunitaria - aggiungono - è quello di aiutare le regioni a lento sviluppo a raggiungere i livelli di quelle più evolute, cosa che non è stata fatta in questa ripartizione. Si è voluto utilizzare un nuovo metodo non riconoscendo alla nostra terra quelle quote aggiuntive che gli sarebbero dovute essere attribuite e ad oggi la nostra Isola si ritrova con un livello dei titoli tra i più bassi di Italia".
Inoltre, secondo i pastori, bisogna fare i conti con "l'esclusione dell'ovicaprino dall'ecoschema 1 a livello 2 , la richiesta per l attestazione del pascolamento brado/semibrado (bovini e suini) di certificazione Sqnba che ad oggi non possiede nessuno o quasi" "Ora - dicono i pastori - la pazienza è terminata: politici e associazioni di categoria devono spiegarci questi pessimi risultati e invitiamo tutti i nostri colleghi a prepararsi a difendere i nostri comparti".
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