I medici annunciano la mobilitazione e il sindacato Anaao Assomed invia una diffida alle aziende sanitarie dopo la decisione dell'assessore regionale della Sanità Mario Nieddu di mettere un freno all'attività di intramoenia nelle strutture del servizio sanitario regionale per smaltire le liste d'attesa. Un provvedimento che, secondo il sindacato, deve essere revocato e invita il direttore generale della Sanità a convocare "con la massima urgenza la Commissione regionale per la verifica della corretta attuazione, da parte delle Aziende del SSR, delle disposizioni in materia di attività libero professionale intramuraria, anche allo scopo di acquisire tutti i dati necessari per accertare le cause del rappresentato sforamento".
"A leggere la suddetta nota emerge come, intempestivamente, l'assessorato abbia scoperto l'acqua calda, ossia che durante l'emergenza Covid sono aumentati i tempi massimi per l'erogazione delle prestazioni in attività istituzionale -attacca la segretaria regionale del sindacato Susanna Montaldo - Ciò che sorprende è che, alla scoperta, senza compiere alcuna indagine sulle cause, riconducibili oltre che all'emergenza pandemica al disarmante quadro disorganizzativo complessivo del Servizio Sanitario Regionale e alla gravissima insufficienza del personale medico, sia seguita la decisione di penalizzare economicamente i professionisti e non, invece, di intervenire per rimediare al disastro".
Secondo l'Anaao-Assomed, infatti, "la sospensione dell'ALPI (libera professione intramoenia, ndr) avrà evidentemente quale unico effetto l'ulteriore 'crescita' delle liste d'attesa: è di solare evidenza, infatti, che i pazienti che non potranno avvalersi dell'intramoenia si troveranno nell'alternativa tra prenotare la prestazione in regime istituzionale ovvero ricorrere a soggetti privati. Non si potrà, infatti, certamente pretendere dai dirigenti medici, impegnati principalmente, durante l'orario di lavoro istituzionale, a garantire la continuità assistenziale nei reparti 'in sofferenza' proprio per la gravissima carenza di organico, di smaltire le liste d'attesa extra orario di lavoro. Non si può non stigmatizzare, peraltro, - conclude Montaldo - il metodo prescelto, che ulteriormente conferma il 'cattivo' governo del SSR".
NIEDDU, LIMITAZIONI DOVE ECCEDE ATTIVITA' ORDINARIA - "Lo stop all'attività in intramoenia, secondo le indicazioni che abbiamo dato a tutte aziende sanitarie, viene applicato là dove non sia rispettato il rapporto tra i volumi dell'attività ordinaria e quella libero professionale all'interno delle strutture pubbliche o addirittura nel caso in cui l'attività in intramoenia superi quella convenzionale in termini di numero di prestazioni, così come previsto dall'attuale normativa". Lo dichiara l'assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, rispondendo alle polemiche sollevate negli ultimi giorni in seguito alla decisione di porre una stretta all'attività in intramoenia in tutte quelle situazioni in cui venga rilevato uno squilibrio fra l'attività libero professionale svolta all'interno delle strutture pubbliche e quella istituzionale ordinaria. "In tutti questi casi ristabilire il giusto rapporto significa aumentare il volume dell'attività ordinaria con il conseguente taglio delle liste d'attesa - aggiunge - Perché se è vero che l'attività in intramoenia viene svolta al di fuori degli orari in cui si esegue l'attività istituzionale è anche vero che si verificano casi in cui i professionisti, a fronte di pochissime prestazioni rese nell'orario di lavoro, accumulano un elevato volume di prestazioni intramoenia e questo è inaccettabile e non è contemplato dalla normativa vigente. Peraltro è responsabilità delle aziende sanitarie garantire il rispetto degli equilibri previsti dalla legge e l'attuazione dei piani d'abbattimento delle liste d'attesa. Niente impedisce alle aziende sanitarie di aumentare il volume di visite, esami ed interventi in regime ordinario attraverso lo strumento delle prestazioni aggiuntive. Riportare in equilibrio i due regimi d'attività, condizione necessaria per lo svolgimento dell'attività in intramoenia, comporta giocoforza un abbattimento dei tempi per le prestazioni ordinarie". Secondo Nieddu, "sostenere che lo stop all'intramoenia determini un aumento delle liste d'attesa è un paradosso, anche perché bisogna ricordare che lo strumento dell'attività libero professionale all'interno delle strutture pubbliche nasce con uno scopo ben diverso, quello di consentire ai pazienti la scelta del medico curante, cosa che in sanità pubblica non può essere garantita. In alcun modo l'attività intramuraria può o deve essere considerata una stampella all'attività ordinaria se si vuole garantire un accesso all'assistenza equo secondo i principi che animano la sanità pubblica", sottolinea l'assessore.
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