Sette detenute della sezione femminile della Casa circondariale "Ettore Scalas" di Uta potranno seguire un corso professionale di parruccheria. Obiettivo: apprendere le basi di una professione che potrà offrire, una volta terminato di scontare la pena, di svolgere un'attività lavorativa. E' la principale finalità del progetto "Un carcere di genere. Un genere di carcere", ideato e promosso dall'associazione Socialismo Diritti Riforme con il sostegno della Fondazione di Sardegna e con collaborazione dell'istituto.
Il programma, curato da Francesca Piccioni, titolare di Hair School di Quartu Sant'Elena, prevede un primo modulo formativo, articolato in 8 lezioni ciascuna di 4 ore, per un totale di 32 ore, per conoscere le tecniche di base. Ciascuna detenuta riceverà il materiale necessario per imparare a fare lo shampoo, montare i bigodini, usare il phon o la piastra, utilizzare le tinture per capelli o l'ossigeno per schiarirli.
"Il titolo che abbiamo scelto per questa iniziativa - ha spiegato Maria Grazia Caligaris, socia fondatrice dell'associazione - allude al carcere che vorremmo, cioè un penitenziario da cui si esce avendo acquisito una 'professionalità' spendibile nel mercato, e al fatto che le donne detenute purtroppo incontrano oggettive difficoltà ad accedere alla formazione. Uno stimolo per altre analoghe iniziative da parte di enti e associazioni.
"Si tratta di un progetto che non poteva lasciarci indifferenti proprio perché risponde - ha sottolineato il direttore del carcere di Uta Marco Porcu - a quelle che sono le principali finalità della reclusione. Apprendere un mestiere significa usare utilmente il tempo della detenzione e poter rientrare nella società arricchiti di un'esperienza, trovando anche una migliore collocazione sociale. Per le donne questo è ancora più importante perché il saper fare le rende sicuramente più autonome e meno esposte al rischio di ricatti".
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