(ANSA) - LOS ANGELES, 27 GEN - La Testa di Ade, detta anche Barbablù, torna in Italia. Il John Paul Getty Museum di Malibu ha restituito l'opera dallo straordinario valore artistico alla presenza del Console Generale d'Italia a Los Angeles, Antonio Verde, e delle Autorità giudiziarie e di polizia italiane.
Barbablù farà rientro in Italia il 29 gennaio, per essere restituito alla sua terra di origine, la Sicilia.
Trafugato attorno al Santuario extraurbano di San Francesco Bisconti a Morgantina (Enna) alla fine degli anni Settanta, il reperto venne esportato illecitamente e venduto al Getty Museum nel 1985 dal collezionista di New York Maurice Tempelsman per la cifra di 500 mila dollari.
"Dobbiamo soprattutto all'impegno e alla competenza degli archeologi italiani - ha precisato con fierezza il Console Generale Antonio Verde - se da un ricciolo di ceramica blu ritrovato tra i resti degli scavi di frodo a San Francesco Bisconti si è potuta accertare la provenienza della testa dello stesso caratteristico colore custodita al Getty". A fargli eco il Sostituto Procuratore della Repubblica Francesco Rio, autore nel 2014 della rogatoria internazionale che ha posto le basi per la restituzione, il quale ha espresso il suo apprezzamento per l'immediata disponibilità offerta dal museo californiano e per l'accurato lavoro svolto sia dal Museo Archeologico di Aidone (Enna) sia dal Nucleo di Palermo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, diretto dal Maggiore Luigi Mancuso.
Raro e pregiato, un unicum nel suo genere, sia per il tipo di materiale utilizzato, assai fragile, sia per le consistenti tracce di policromia, rosso mattone nei capelli e blu nella barba - che valsero alla testa il soprannome Barbablù -, il reperto è una testa in terracotta policroma, di epoca ellenistica, raffigurante molto probabilmente il dio greco Ade.
Pare che la collocazione originaria della Testa di Ade fosse il santuario di Demetra, sito all'interno del parco archeologico di Morgantina. Non è la prima volta che il governo italiano recupera opere rubate e poi acquistate, senza conoscerne l'origine, dal museo losangelino: era accaduto infatti anche con La venere Morgantina, restituita nel 2011 e in precedenza con L'atleta di Fano. (ANSA).