Si è riservato il gip di Palermo che si deve pronunciare sulla convalida dell'arresto di Giuseppe Pecoraro, che ha confessato di aver ucciso Marcello Cimino, gettandogli benzina addosso e bruciandolo vivo. L'uomo ha risposto alle domande del gip e del pm Maria Forti, raccontando nuovamente la vicenda e confermando che il movente è stato la gelosia. Pecoraro si è detto molto pentito di quello che ha fatto. Gli avvocati Brigida Alaimo e Carolina Varchi hanno chiesto il trasferimento del presunto assassino in una struttura sanitaria. Pecoraro è infatti depresso e la sua condizione - secondo i legali - è incompatibile con il carcere.
Il fatto è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nel portico della mensa dei frati cappuccini, in via dei Cipressi. L'omicida, che ha confessato, è difeso dagli avvocati Brigida Alaimo e Carolina Varchi. L'avvocato Giuseppe Giamportone si offerto di assistere gratuitamente i familiari della vittima. Le indagini sono coordinate dal Pm Maria Forti. Domenica, nel corso dell'interrogatorio, Pecoraro non aveva mostrato alcun segno di pentimento, tentando di giustificare il suo gesto. Inizialmente aveva anche cercato di negare tutto, prima di crollare. L'identificazione di Pecoraro è stato possibile grazie al video ripreso dalle telecamere installate nei pressi della mensa e dai tanti riscontri trovati dalla squadra omicidi della questura. In poche ore è stato ricostruito un litigio tra Cimino e Pecoraro, avvenuto davanti al negozio di frutta e verdura di piazza Cappuccini, a poche metri dalla mensa. Un alterco causato dalla gelosia dell'omicida: pare che l'ex moglie di Pecoraro avesse iniziato una relazione con il clochard ucciso. I numerosi testimoni sentiti dalla polizia hanno ammesso, sia pure con qualche difficoltà, di aver visto litigare i due
E' maturato in un contesto di solitudine e stenti il brutale omicidio di Marcello Cimino, il clochard di 45 anni bruciato vivo mentre dormiva sotto il portico della missione San Francesco dei frati cappuccini, a Palermo, con la scena ripresa da una telecamera di sorveglianza. Giuseppe Pecoraro, 45 anni, che ieri ha confessato il delitto agli investigatori, condivideva spesso con il senzatetto il tempo che entrambi trascorrevano nella mensa della missione, dove il benzinaio si recava quando finiva di lavorare nel distributore di carburante che si trova a poche decine di metri dal refettorio dei cappuccini.
Separato anche lui dalla moglie, così come il clochard ucciso, Giuseppe Pecoraro, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe intrapreso una relazione con una donna; e non avrebbe sopportato le attenzioni che Cimino rivolgeva alla donna. I due avrebbero avuto alcuni screzi proprio per la gelosia del benzinaio, che due notti fa ha riempito un secchio di liquido infiammabile, lo ha gettato addosso al "rivale" e gli ha dato fuoco.
La vittima dormiva all'interno della missione San Francesco, in piazza Cappuccini, sotto un portico. Nei pressi del refettorio della struttura dove è stato trovato carbonizzato, c'è una sola telecamera di sorveglianza che non era puntata sul giaciglio di fortuna del senzatetto. Dalle immagini si intravede qualcuno che si avvicina alla zona dove dormiva Cimino.
"Papà non meritava questo", ha urlato una delle figlie della vittima. Il padre, ex idraulico, separato da tre anni, aveva una casa ma aveva deciso di vivere per strada.
"Siamo turbati da tanta brutale violenza", ha commentato il sindaco, che ha fatto esporre le bandiere a mezz'asta sui balconi del Palazzo Comunale. In ricordo di Marcello, questa sera ci sarà una fiaccolata con il corteo che si muoverà da piazza Cappuccini fino a raggiungere la missione San Francesco, dove è avvenuto l'omicidio.
"Ieri abbiamo visto l'immagine drammatica di un uomo bruciato, sui giornali è stato detto che era un clochard, lui non era un clochard era un uomo e si chiamava Marcello Cimino. E' stato assassinato nel modo più barbaro possibile, nulla di più drammatico che dare fuoco ad una persona e consentitemi con orgoglio da italiano di poter dire che in poche ore la polizia di Palermo ha assicurato alla giustizia quel barbaro", ha detto il ministro dell'Interno a Marco Minniti al Lingotto.
La Direzione dell'ANSA ha deciso di non pubblicare le immagini cruente dell'omicidio di Palermo.