(ANSA) - CATANIA, 24 SET - Si incontrano, si sfiorano, quasi
si accarezzano per dieci lunghi giorni durante i quali l'uno
cede all'altra tutta la sua delicata e inebriante essenza. Ma
non si uniscono mai, non si fondono insieme. E' un "matrimonio
in bianco" quello fra le fave di cacao e i fiori di gelsomino
che, secondo l'antica ricetta del Seicento creata per il
Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici dal medico ed erudito
Francesco Redi, dà forma e singolare fiorito aroma al Cioccolato
al Gelsomino.
La ricetta rimasta segretissima per volere del Granduca
rivive grazie allo spirito d'iniziativa di due imprenditori
siciliani, Franco Ruta dell'Antica Dolceria Bonajuto di Modica
(Ragusa), e Filippo Figuera dei Vivai Malvarosa di Giarre
(Catania). Il cioccolato del Granduca tornerà ad essere gustato
al vivaio Malvarosa sabato prossimo nell'ambito della Festa dei
gelsomini.
La ricetta - contenuta in una raccolta postuma del Redi, che
fu anche accademico della Crusca - è assai complessa e richiede
tempo, pazienza e, soprattutto, un enorme quantitativo di fiori
di gelsomino. Ben 250 al giorno per dieci giorni mischiati a un
chilogrammo di fave di cacao. Fiori in boccio, raccolti al
crepuscolo, prima che si aprano e sprigionino quel loro intenso
e delicato profumo da cedere, nello spazio di 24 ore, al cacao.
I fiori durano un solo giorno e la sera si ricomincia con un
nuovo raccolto di boccioli di gelsomino. Quindi la sapiente
lavorazione a freddo, su pietra.
Nel caso del cioccolato di Modica il metate, la pietra
ricurva su cui ancora oggi - come facevano gli antichi Aztechi -
vengono macinati i semi di cacao insieme alle spezie. "Queste
del Cioccolato del Granduca - spiega il dolciere Pierpaolo Ruta
- sono praline minuscole, di 1 grammo, poco più grande di una
lenticchia. E la degustazione è un'esperienza sensoriale in cui
prevale la nota olfattiva rispetto agli aromi di sintesi che in
genere per questi cioccolatini". (ANSA).