Il governo tedesco ha rivisto sensibilmente al ribasso le stime di crescita del pil per l'anno in corso e per il 2015, portandole rispettivamente a +1,2% dal +1,8% previsto ad aprile, e al +1,3% dal +2% precedente. A pesare sul taglio delle stime le crisi internazionali, come quelle in Ucraina e in Medio Oriente, e il rallentamento dell'economia nei Paesi principali importatori del Bric e, ''soprattutto'', ha specificato il ministro, nell'eurozona, che pesa per oltre il 40% sul totale dell'export tedesco.
Calano infatti anche le aspettative di crescita sulle esportazioni, previste oggi al 3,4% nel 2014 e al 4,1% nel 2015. Secondo le stime del governo della cancelliera Angela Merkel gli stipendi aumenteranno in media rispettivamente del 2,2% nel 2014 e del 2,9% l'anno successivo, chiaramente sopra l'inflazione prevista per l'anno in corso, al +1,1%, e per il 2015, al +1,6%. 'La Germania non è in recessione ma ancora su un corso di crescita'', ha sottolineato il ministro dell'Economia, Sigmar Gabriel spiegando che '' la situazione economica tedesca resta solida nonostante il taglio delle stime" e che "non c'è nessuna ragione per allarmarsi e cambiare il corso del governo tedesco''.
''Le persone avranno realmente più soldi in tasca'', circostanza che ''spinge il consumi privati'', ''principale motore della crescita'' nel periodo considerato, ha aggiunto Gabriel. ''Siamo fiduciosi sul fatto che l'economia tedesca supererà l'attuale fase di difficoltà '', ha aggiunto: per il ministro socialdemocratico ''un rallentamento della crescita non è comunque una catastrofe naturale, ma per la politica è un segnale che in Europa debba essere fatto di più. In Germania, come sempre, vogliamo migliorare la competitività del nostro Paese e lo faremo. Per questo possiamo continuare il corso intrapreso finora nella politica economica e finanziaria, del lavoro e sociale''.Â
Intanto crolla ai minimi da novembre 2012 la fiducia degli investitori in Germania. A ottobre l'indice Zew relativo alle aspettative future è piombato a -3,6 da 6,9 di settembre. E' il decimo calo mensile consecutivo ed è peggiore rispetto alle attese degli economisti che avevano preventivato un ribasso a zero. Il marcato ribasso dell'indice Zew riflette la situazione di debolezza dell'economia dell'Eurozona accanto alle crescenti tensioni in Ucraina e in Medio Oriente. In flessione anche l'indice che monitora le condizioni attuali, sceso a 3,2 punti dai 25,4 di settembre. Lo spread tra Btp e Bund si amplia a 148 punti base dopo il crollo della fiducia degli investitori tedeschi evidenziato dall'indice Zew di ottobre. L'allargamento si accompagna alla discesa del tasso del Bund al minimo storico dello 0,855%, sull'onda degli acquisti rifugio innescati dai crescenti timori per le prospettive dell'economia. Il rendimento del nostro Btp resta infatti stabile al 2,33%.  Si impenna invece il tasso dei titoli greci a 10 anni che torna sopra il 7% (7,09%) per la prima volta da marzo alla luce dei dubbi sulla capacità di Atene di riemergere dal salvataggio internazionale.Â
Resta pesante la giornata sui mercati europei con l'indice paneuropeo Euro Stoxx in flessione dello 0,36%. Tra i listini peggiori c'è Amsterdam, in calo dello 0,88%, e Milano, che viaggia in ribasso dello 0,8%. Mps è rientrata agli scambi ed è ora in perdita del 4,4%. Accelera invece Cnh (+4,61%), mentre Fca avanza dello 0,57%. La Borsa di Atene ha chiuso in netto ribasso, registrando un -5,70%, con l'Indice Athex a 948,21 punti.Â