"Cerea": così Papa Bergoglio saluta affettuosamente i suoi corregionali. Lo ha raccontato il cardinale Severino Poletto, subito dopo l'elezione di Francesco al soglio pontificio, ma anche quando ha chiamato Emma Bonino il Papa ha esordito: "Cerea, signor ministro". Il Papa argentino ha la sua storia familiare radicata tra le valli del Piemonte e nel viaggio pastorale che si appresta a compiere, domenica e lunedì a Torino, questo ritorno alle origini sicuramente darà una nota in più. L'agenda è ricca di appuntamenti importanti: da quelli religiosi come la preghiera davanti alla Sindone, a quelli sociali, come l'incontro con il mondo del lavoro, rom e immigrati, i malati e l'happening con i giovani. Ma gli occhi del mondo sono puntati anche sul Bergoglio più intimo, quello che incontrerà la sua famiglia piemontese. Martedì celebrerà per i parenti la Messa e pranzerà con loro.
Non va tra la sua gente dal 2005, anno in cui era in Italia per il Conclave che elesse Papa Benedetto VI. In quell'occasione tornò nell'astigiano. Proprio per queste sue origini, lui argentino ma figlio di immigrati, la Regione lo insignì nel 2003 del Premio 'Piemontese nel mondo'. E ora che è Papa non lo dimentica. Come il giorno in cui nell'udienza generale per parlare della necessità di essere cristiani veri tirò fuori quel "mugna quacia", che sta per faccia da acqua cheta, o come lui stesso tradusse, faccia da immaginetta. E pensare che il piemontese lo imparò da quella nonna Rosa, di cui spesso parla, che però era di Piana Crixia, in Liguria; presto però trasferitasi in Piemonte per ragioni di cuore. E' a Torino che si sposa con Giovanni Bergoglio ed è in Piemonte che nacque poi Mario, il papà del pontefice. "Nonna Rosa è quella che ha lasciato in me - ha raccontato in un'occasione Papa Francesco - una forte impronta umana e religiosa.
Da lei ho imparato il piemontese". Ed è nonna Rosa che insegna al piccolo Jorge Mario anche "Rassa nostrana", la canzone degli emigrati piemontesi. E nel cuore Francesco ha sempre anche questa sua storia, così vicina a quella degli immigrati di oggi. La famiglia Bergoglio si imbarcò da Genova verso il Nuovo Mondo nel 1929; solo due anni prima il 'Principessa Mafalda', carico di emigranti che andavano in Argentina a cercare fortuna, si era inabissato nell'Atlantico e ci furono 314 morti. Su questa nave la famiglia Bergoglio non ci fu per un caso della vita: non avevano abbastanza soldi per il biglietto e decisero di aspettare. Domani e dopodomani a Torino Bergoglio tornerà anche a mangiare 'tipico'. Non mancherà la bagna cauda, ha fatto sapere l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia: "Sappiamo che al Papa piace e faremo in modo che sia sulla sua tavola". Magari con una bottiglia di Grignolino d'Asti che si dice sia tra i vini preferiti dal Papa.
Per la visita del Papa, domenica prossima, Torino sarà una "chiesa senza mura", una "grande basilica all'aperto" nel centro storico. Così l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, presentando l'evento. "Papa Francesco - ha detto - viene per incontrare tutti i cuori di Torino, città che coltiva un'anima religiosa profonda".
"C'è a Torino - ha aggiunto monsignor Cesare Nosiglia - un 'primato della carità' che non è una moda, ma una 'perla preziosa'. Per questo la visita di Francesco privilegia gli incontri con le persone in difficoltà, in condizione di sofferenza e di malattia fisica. E vuole dedicare un'attenzione tutta particolare ai giovani".