Come confermano anche i casi di cronaca la droga 'di moda' è l'ecstasy, ma assunta in quantità 7-8 volte maggiore rispetto a quanto si faceva nel periodo di boom di questa sostanza, a fine anni '90. Lo afferma Simona Pichini, esperta dell'Osservatorio alcol e droga dell'istituto superiore di Sanità, che ricorda come nel 90% dei casi di morti dovute a questa sostanza è la prima assunzione quella fatale.
"Una volta si prendeva una singola pasticca, 100-125 milligrammi, ma la moda è finita perchè questa sostanza dopo un po' non ha più effetto - spiega Pichini -. I consumi erano crollati, invece proprio quest'estate si è avuto il ritorno. L'ecstasy, o Mdma, viene assunta però in concentrazioni sette o otto volte maggiori, diluita in un liquido da assumere lungo tutta la notte. Ovviamente una dose maggiore è anche molto più tossica, e può essere letale da subito. Di tutte le morti per ecstasy il 90% è alla prima assunzione".
A decidere 'che cosa va', spiega Pichini, sono le organizzazioni criminali con l'aiuto degli stessi consumatori e ovviamente di Internet. "Il consumatore è usato come cavia - sottolinea - si butta il prodotto sul mercato e poi si registrano le reazioni dei 'clienti' sui forum. Il messaggio iniziale è 'non l'hai mai provata', e poi la moda viaggia sull'onda dei 'mi piace' degli utilizzatori, che spesso diventano anche spacciatori, con 4-5 dosi fanno 500 euro e si pagano la vacanza. Non c'è mai il contromessaggio che spiega che con questa droga muori". Molto più contenuto è il fenomeno delle 'smart drugs', sostanze che in qualche caso non sono ancora state proibite.
"Sono fenomeni più di nicchia - sottolinea - si prova questo o quello ma non c'è poi una prosecuzione nel consumo, sia perchè poi diventano proibite e più difficili da reperire e poi perchè stimolano il sistema serotoninergico, con effetti che non durano nel tempo. Il problema è che non si conoscono gli effetti e la tossicità, la droga viene 'testata' direttamente sul mercato".
L'antidoto al dilagare delle droghe, afferma Pichini, è solo l'informazione. "Non possiamo ricordarci di questo problema solo d'estate - spiega -, bisogna fare campagne che spieghino a questi ragazzi che ci si sballa ma si muore anche, portando il messaggio davanti e dentro le discoteche. Noi saremmo pronti se qualcuno ce lo chiede, abbiamo già scritto un progetto".