Il governo egiziano prova ancora una volta a scacciare le ombre di depistaggio o insabbiamento del caso Regeni, assicurando che l'uccisione del ricercatore italiano è stata "un atto isolato" e che l'impegno del Cairo per scoprire la verità è "totale". In Italia, tuttavia, i riflettori restano puntati sull'arrivo a Roma martedì prossimo degli investigatori egiziani - che però non hanno ancora confermato - per fornire elementi concreti di collaborazione ai nostri inquirenti. Un confronto ritenuto cruciale, come suggerisce anche l'informativa che terrà alla Camera nel pomeriggio il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Il nuovo segnale di distensione dal Cairo, o forse l'ennesimo tentativo di allentare la pressione, è arrivato dal ministro degli Esteri Sameh Shoukri in un'intervista al quotidiano egiziano Al Shourouk. L'uccisione di Regeni ''e' un atto isolato e bisogna valutarlo in questo quadro considerando la determinazione e l'impegno totale del governo egiziano e degli apparati di sicurezza a continuare gli sforzi per scoprire la verità e arrestare gli assalitori'', ha rimarcato Shoukri. ''La vicenda non è stata ancora chiarita'', ha aggiunto, assicurando la "totale cooperazione con gli investigatori italiani che si trovano in Egitto''. Infine, ha ricordato i ''contatti'' tra i vertici di Italia ed Egitto per evitare che questa vicenda metta in ''crisi'' i rapporti bilaterali strategici e dagli importanti riflessi economici. Resta il fatto che, negli oltre due mesi seguiti alla scomparsa del 28enne studioso friulano, la sera del 25 gennaio nel centro del Cairo, le autorità egiziane hanno tirato fuori tutto ed il contrario di tutto: dall'incidente stradale alla vendetta, dalla rapina al traffico di reperti archeologici, fino al delitto maturato in ambienti omosessuali. Tutte piste che non spiegano a fondo le torture efferate e prolungate subite da Regeni, che evocano la pista dei servizi, deviati o meno, su cui il presidente al Sisi si troverebbe in evidente imbarazzo.