''Samuel sta bene, gli ho stretto la mano e lui mi ha detto 'ciao zio'. Mentre lo accompagnavano in ospedale ho chiesto 'vengono mamma e papà? e lui ha fatto sì con la testa. Ma gli psicologi mi hanno subito bloccato, e spiegato che i bambini sotto choc possono annullare uno spazio temporale nella loro memoria".
Alessandro Di Michelangelo è lo zio di uno dei bimbi del miracolo di Rigopiano, Samuel, 7 anni, estratto vivo dalle macerie dell'hotel. Mentre sulla sorte dei genitori, Domenico e Marina Serraiocco al momento non si sa nulla. Ieri erano stati dati per salvi anche loro: un tam tam di amici e familiari, arrivato fino a Osimo, dove Domenico lavora come agente delle volanti del Commissariato, con tanto di post su Facebook del sindaco. Poi in nottata la lista dei sopravvissuti senza i loro nomi; la delusione, speranza che torna a riappendersi a un filo, alle ricerche ancora in corso.
''Domenico e la moglie erano, sono, molto apprensivi con il figlio, 'non andare lì, stai attento, non ti muovere', spero che anche in quei momenti fossero vicini al bambino'' dice Alessandro in un'intervista all'ANSA. Per lui, e per tanti altri familiari in attesa di notizie, ''una tragica lotteria della gioia e della disperazione''. Nell'ospedale di Pescara Samuel ha trascorso la notte sedato, con accanto la nonna materna. Gli psicologi, racconta Alessandro, agente della Digos a Chieti, ''ci hanno spiegato come comportarci: non dobbiamo fare alcun riferimento specifico alla tragedia, ma lasciare che sia il bambino a raccontare i fatti''. Il timore è che nei ricordi di Samuel ci sia un 'buco' psicologico: mamma e papà che sono lì con te, mentre forse l'immagine che vedi precede temporalmente anche di molti minuti la catastrofe.
''So che i soccorritori, persone meravigliose - ripete Alessandro - stanno facendo il possibile, continuano a scavare con apparecchi tecnologici avanzatissimi per individuare altri segni di vita in zone ancora non raggiunte della struttura collassata''. Un'altalena di emozioni che ha segnato ''la giornata più assurda vissuta dalla nostra famiglia: i miei, i genitori di Marina, prima tutti a Penne, poi in ospedale...le notizie che rimbalzavano non so come, forse da un momento di esaltazione, che tutti e tre i nostri cari erano vivi, anche se io sapevo per certo soltanto dei 4 bambini portati in salvo. Un caos totale: alla fine i miei colleghi mi hanno portato in ufficio a Chieti. Ora andrò a Pescara, ma mi affido totalmente a loro. Inutile tornare a Rigopiano, a intralciare i soccorsi''.