Il presidente Sergio Mattarella ha inaugurato oggi la prima mostra di arte contemporanea mai allestita all'interno del Quirinale. La mostra - intitolata "Da io a noi: la città senza confini" - sarà aperta e visitabile gratuitamente fino al 17 dicembre 2017. Il centro della vita istituzionale si apre così all'arte contemporanea permettendo a ben 22 artisti italiani e internazionali di allestire le loro opere nella galleria di Alessandro VII e nelle sale contigue.
Una contaminazione scioccante tra classico e contemporaneo (basti pensare che una delle opere "Whisper Harmony" di Sislej Xhafa ha portato degli inquietanti bagni chimici arredati con antenne Tv!) che cattura il visitatore. Una sfida ardita soprattutto se si considera l'impegnativo tema su cui giocano gli artisti: le periferie urbane e il loro continuo evolversi. L'obiettivo è anche quello di risvegliare una sensibilità urbana di recupero che sia almeno pari a quella combattuta per la tutela dei centri storici. "Si tratta di un momento eccezionale perché per la prima volta l'arte contemporanea entra al Quirinale per porre l'accento su alcuni caratteri distintivi delle periferie", ha spiegato il direttore generale "Arte e architettura contemporanea e periferie urbane" Federica Galloni. "La mostra - ha aggiunto - vuole sottolineare le possibilità e le potenzialità delle periferie anche attraverso messaggi visivi e sonori".
E alla prima dell'esposizione era presente anche il ministro della Cultura Dario Franceschini. "Quella delle periferie urbane è la sfida di questo secolo. Per questo l'iniziativa di una mostra al Quirinale più di altre farà capire come il tema delle periferie debba essere centrale nel dibattito del Paese del prossimo secolo", ha spiegato Franceschini. Le 22 opere sono di Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony.
"Il progetto - si legge sul sito del Quirinale - muove dalla riflessione sul concetto di "periferico", utilizzando i diversi linguaggi dell'arte contemporanea - pittura, scultura, fotografia, video, installazione - per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall'uomo sul territorio, le forme di paesaggio che l'azione umana genera, gli oggetti che perdono la mera funzione pratica per acquisire il valore di testimonianza del percorso di un'esistenza, l'identità che quel nuovo ambiente, così generato, è in grado di trasmettere. Al centro della considerazione degli artisti è, infatti, un doppio sguardo che oscilla dalla condizione individuale a quella collettiva, restituendo un immaginario visibile attinto da storie e vissuti invisibili: narrazioni che si sviluppano nel contesto di periferie avvertite come luoghi senza confini, labirintici e in continuo mutamento nelle quali le persone tratteggiano il loro difficoltoso percorso di conquista di una propria, a volte trasformata, identità".