Con un momento di raccoglimento privato nel cimitero alle porte di Londra dove è sepolta, la famiglia di Meredith Kercher ricorderà domani la studentessa inglese uccisa a Perugia proprio dieci anni fa. Lo farà con un dolore che è ancora vivo in chi l'ha conosciuta. Ma per don Saulo Scarabattoli, a lungo cappellano della sezione femminile del carcere perugino, a dieci anni dall'omicidio sono "speranza e serenità" le parole che devono segnare oggi quella vicenda. "Serenità nella Vita eterna per Meredith, ma anche per Amanda Knox". Per don Saulo, che ha conosciuto bene Amanda durante la sua lunga permanenza in carcere, con il tempo che è passato "si sono attenuati i colori, ma rimane comunque una sensazione di dolore".
"E' però svanita - ha aggiunto - quella cappa di piombo che c'era su Perugia per l'omicidio di Meredith. Un'etichetta oscura fortunatamente scomparsa un pò come fa la nebbia". E la città sembra vivere in maniera apparentemente asettica il decimo anniversario del delitto compiuto la sera tra il primo e il 2 novembre del 2007 in un casolare a ridosso del centro. Con i vertici delle istituzioni che preferiscono rimanere in silenzio. Anche girando per la città è difficile sentire parlare dell'omicidio Kercher.
La casa del delitto di via della Pergola, finita nelle immagini dei principali media mondiali, è tornata abitata. Completamente ristrutturata, almeno sembra vedendola dall'esterno, e sistemato il verde circostante, non conserva praticamente più nulla di quanto successe. Anche se di tanto in tanto qualcuno ancora si ferma e fotografa il casolare. Chi non riesce invece a vivere con distacco questi giorni è Patrick Lumumba, arrestato nelle primissime fasi dell'indagine e poi tornato in liberà circa due settimane dopo. Venendo poi prosciolto da ogni accusa perché risultato del tutto estraneo. "E' un brutto ricordo che non si cancella" ha detto Lumumba all'ANSA. "Momenti difficili che mi accompagnano - ha aggiunto - e probabilmente lo faranno per tutta la vita. Prima di tutto c'è comunque la condivisione per il dolore della famiglia di Meredith Kercher".
Quando venne arrestato Lumumba gestiva un pub nel centro di Perugia. Locale poi chiuso. "Dopo ho preso la laurea specialistica in relazioni internazionali e ora vivo tra Perugia e la Polonia, il Paese di mia moglie". Chi è tornata negli Usa subito dopo avere riacquistato la libertà è Amanda Knox, che ora soprattutto scrive: articoli per giornali, ma anche libri. Nei quasi quattro anni passati nel carcere di Perugia era stata seguita, come le altre detenute, dall'allora parroco don Saulo. "Ho evitato di sentirla in questi giorni particolari - ha detto il sacerdote - ma il mio augurio è che anche lei possa ritrovare speranza e serenità". La giovane di Seattle venne arrestata il 6 novembre 2007 insieme a Raffaele Sollecito.
Il giovane pugliese, ingegnere informatico, lavora in proprio e "sta cercando la sua dimensione" dice il padre, Francesco, che parla di "una ferita ancora aperta che forse mai si rimarginerà" nonostante l'assoluzione. Raffaele e Amanda, allora fidanzati e sempre proclamatisi innocenti, furono condannati in primo grado e quindi assolti in appello tornando liberi. Una sentenza che però venne annullata in Cassazione che dispose un nuovo processo di secondo grado a Firenze terminato con la loro condanna. Quindi la definitiva assoluzione in Cassazione. Chi invece continua a scontare la sua condanna a 16 anni di reclusione è invece Rudy Guede. L'unico ad avere scelto il rito abbreviato dopo avere ammesso di essere stato presente nella casa del delitto. Negando però, anche lui, di avere ucciso Meredith Kercher.
Amanda, mi manca Meredith, grata per il tempo insieme - "Non sopporto che i miei ricordi" di Meredith "siano sepolti sotto anni di sofferenza che io e Raffaele abbiamo sopportato dopo il suo omicidio". E' quanto scrive Amanda Knox in un ricordo pubblicato da Westside Seattle. "Mi deprime sapere che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme", dice Amanda a 10 anni dalla morte.
"Le mie memorie di Meredith sono sepolte sotto le orribili foto dell'autopsia, gli insulti verbali e le minacce di morte che ho ricevuto (e ancora ricevo), le false accuse, gli anni di carcere che ho sopportato, i processi multipli e i titoli spaventosi che sovrapponevano i nostri nomi e le nostre facce, ingiustamente, confondendo la sua morte con la mia identità". Così Amanda Knox ricorda su Westside Seattle la vicenda giudiziaria seguita alla morte di Meredith Kercher, avvenuta 10 anni fa a Perugia.