La nave della Ong tedesca Lifeline, battente bandiera olandese e con 239 migranti a bordo soccorsi giovedì, continua a vagare in acque di ricerca e soccorso maltesi: ma Malta non la vuole e se dovesse dirigere verso l'Italia rischia - hanno avvertito i ministri Toninelli e Salvini - di essere sequestrata. I porti italiani, dunque, continuano a essere chiusi alle navi delle Ong. Il responsabile del Viminale lo ha ripetuto senza mezzi termini, con riferimento ad altre due unità che si trovano davanti alle coste libiche pronte a prendere a bordo migranti. Sorte diversa potrebbe essere riservata ad un'altra nave, questa volta un cargo che ha soccorso un centinaio di persone e che si trova a poche miglia dal porto di Pozzallo: ancora non ha ricevuto l'ok a sbarcarli, ma questo potrebbe avvenire nelle prossime ore. In questo contesto, si aggiunge l'indicazione del Governo, messa in atto dalla Guardia costiera, di applicare rigidamente le norme internazionali sulla ricerca e soccorso in mare: "se un gommone si trova in acque libiche, è la Libia che deve intervenire", dice la ministra Trenta.
LIFELINE SENZA PORTO - Da tre giorni la nave della Ong tedesca non sa dove approdare e a bordo, dove ci sono anche 14 donne e quattro bambini, la situazione è pesante, anche se non ci sono emergenze mediche e da Malta sono arrivati dei viveri. Secondo Salvini la nave "è fuorilegge" e, d'accordo con Toninelli, da cui dipende la Guardia costiera, avverte che in Italia verrebbe sequestrata. La Ong ribadisce la legittimità del suo operato e il comandante della nave, Klaus Peter, sfida apertamente il titolare del Viminale: "se vuole arrestarmi può venire a prendermi. Vorrei invitare il signor Salvini a fare un viaggio con noi. Solo così si potrà rendere conto dello scenario drammatico in mare. Su questa nave nessuno guadagna un soldo dai salvataggi. Siamo tutti volontari. Mi vergogno profondamente delle parole del ministro italiano". A farsi carico della questione, secondo l'Italia, dovrebbe essere Malta, ma dalla Valletta anche hanno ripetuto: "la Lifeline non è affare nostro". E comunque, ha detto il premier, "meglio che parta per evitare una escalation".
DUE NAVI VICINO ALLA LIBIA - Porti chiusi alle Ong, ripete Salvini. "In questo momento - twitta il ministro - le navi di due Ong sono nel Mediterraneo, in attesa di caricare immigrati. Le unità di altre tre Ong sono ferme in porti Maltesi. Queste navi si possono scordare di raggiungere l'Italia: voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi!".
UN CARGO A POZZALLO - La situazione dei 113 migranti salvati dal cargo Alexander Maersk, battente bandiera danese, potrebbe sbloccarsi nelle prossime ore. "Domani (oggi, ndr) ci sono il vertice di Bruxelles e i ballottaggi, vedrete che finito tutto, in serata, sarà autorizzato lo sbarco", dicono alcuni di quelli che, a Pozzallo, stanno preparandosi ad accogliere gli immigrati. Che, nel frattempo, sono stati riforniti di viveri da un peschereccio portuale, mentre una donna incinta e due bambine sono state portate sulla terraferma perché bisognose di cure e assistenza.
"IN ACQUE LIBICHE DEVE INTERVENIRE LA LIBIA" - E' quello che ha detto in serata la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, chiarendo il senso di un "messaggio tecnico-operativo" inviato dalla Guardia costiera italiana alle navi in transito in acque libiche, in caso di emergenza. Un messaggio che suona "non chiamate noi, rivolgetevi a Tripoli" e che però - è stato spiegato prima dalla Guardia costiera, poi dalla ministra - risponde a quanto previsto dalle convenzioni internazionali in tema di ricerca e soccorso in mare. Se dunque la richiesta di aiuto arriva alla Guardia costiera di Roma, questa deve invitare le navi in transito nella zona a coordinarsi con Tripoli, che ha la responsabilità di quell'area Sar, e poi avvertire la guardia costiera libica dell'emergenza, in modo che se ne faccia carico. E' obbligata però a subentrare, se da Tripoli non arriva risposta o c'è un rifiuto. Ma l'obiettivo del Governo italiano, ha spiegato la Trenta, è che "i libici siano sempre più in grado di controllare il loro territorio. Noi abbiamo tutta l'intenzione di rafforzarli in questa azione" anche donando "altri mezzi, altro equipaggiamento, per potenziare l'attività della loro Guardia Costiera". In questa direzione va la prossima visita a Tripoli, lunedì, del ministro Salvini, alla quale seguiranno quelle della stessa ministra della Difesa e dell'altro vicepremier Di Maio.