La richiesta di Ramy di diventare cittadino italiano riaccende lo scontro tra maggioranza e centrosinistra sullo ius soli: il Pd, insieme a LeU, rilancia l'urgenza di rilanciare la battaglia parlamentare sull'estensione del diritto di cittadinanza. Di parere opposto l'alleanza gialloverde: sabato il Movimento Cinque Stelle, domenica la Lega, ribadiscono che di questa riforma l'Italia non ha alcun bisogno. "Ius soli? Non se ne parla", taglia corto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Ma la sua battuta sul ragazzino eroe ("si faccia eleggere e cambi la legge") provoca la dura reazione del Sindaco di Milano, Beppe Sala e perfino del comico, attore e regista palermitano Pif. Secondo il primo cittadino meneghino, la frase di Salvini "non ha senso" ed è solo il tentativo di "sfuggire al dibattito".
Più duro il commento di Pif che accusa il titolare del Viminale di "fare il bullo con un ragazzino di 13 anni". Nel frattempo, il premier Giuseppe Conte rilancia il suo impegno a favore di questo esecutivo e smentisce l'indiscrezione secondo cui sarebbe pronto a "salvare" i Cinque Stelle, magari creando una propria lista. Mentre la Basilicata potrebbe sancire l'ennesimo calo dei pentastellati, Conte chiarisce che a lui, in qualità di "avvocato degli italiani", interessa difendere più la causa del Paese che di altre cose. Tantomeno, assicura, vede nel suo futuro un eventuale "Conte bis" "Personalmente - spiega il premier da Lecce - ho detto che non ho la prospettiva di lavorare per una nuova esperienza di governo.
La mia esperienza di governo termina con questa. Quello che dobbiamo fare sino all'ultimo giorno in cui avremo questa responsabilità - ribadisce Conte - è lavorare incessantemente, senza sosta, con la massima concentrazione per individuare e selezionare gli interessi degli italiani e perseguirli". In questo contesto, complice il clima preelettorale che proseguirà sino alle europee, continua la tensione interna alla maggioranza su molti temi ancora al centro del dibattito, dalla Tav al Congresso delle famiglie di Verona, dalle infrastrutture in generale al tema della Via della Seta.
Proprio su questo passaggio decisamente strategico per la politica economica e geopolitica dell'Italia, Matteo Salvini continua a mettere i suoi paletti, gelando ogni entusiasmo pentastellato circa i rapporti con Pechino. "Non mi si dica che la Cina è un Paese con il libero mercato", è la stoccata del vicepremier leghista nelle ore in cui si formava l'accordo, provocando l'irritazione dei Cinque Stelle. Batti e ribatti continui anche sui diritti civili: al di là della polemica sull'uso del logo di Palazzo Chigi, dietro il Congresso delle famiglie di Verona si consuma uno scontro profondissimo. Secondo Matteo Salvini presente a Verona, quel Congresso difende "la famiglia tradizionale".
Per il capo politico dei Cinque Stelle, Luigi di Maio, invece, sarà la riunione "di chi vuole che la donna stia a casa" e perfino dei "negazionisti del femminicidio". Distinguo, dissapori su questioni fondamentali che si moltiplicheranno nei due mesi che mancano alle europee, vero punto di svolta per questa maggioranza.