Riduzione dello spaccio e delle attività connesse (conseguentemente anche dei sequestri e degli arresti), e del fatturato delle mafie. La legalizzazione della cannabis light nuoce e indebolisce economicamente la malavita organizzata e non. Lo afferma lo studio 'Light cannabis and organized crime: Evidence from (unintended) liberalization in Italy' a firma italiana e pubblicato lo scorso aprile dalla rivista scientifica European Economic Review. Lo studio è stato condotto dal professore associato di Scienza delle Finanze, Vincenzo Carrieri, dell'Università della Magna Grecia di Catanzaro, e dai ricercatori Leonardo Madio dell'ateneo di Louvain in Belgio e Francesco Principe dell'Erasmus School of Economics di Rotterdam.
Lo studio è stato effettuato confrontando i dati mensili delle attività di prevenzione, controllo e repressione da parte delle forze dell'ordine nelle aree geografiche, provincia per provincia, dove sono stati aperti i cosiddetti shop di cannabis leggera. "Abbiamo scoperto - affermano gli studiosi - che la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione del 14% dei sequestri di marijuana illegale per punto vendita e a una riduzione dell'8% della disponibilità di hashish. I calcoli su tutte e 106 le province italiane prese in esame suggeriscono che i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali siano in una forchetta stimata tra i 90 e 170 milioni di euro all'anno. Si stima inoltre che la vendita di cannabis light abbia portato a un calo di circa il 3% degli arresti per reati di spaccio".
Lo studio ha esplorato la "non intenzionale" liberalizzazione della cannabis leggera avvenuta in Italia nel dicembre 2016 attraverso un vuoto legislativo al fine di valutare il suo effetto sull'acquisto illegale di marijuana. "Sebbene la liberalizzazione interessasse l'intero territorio italiano - continua lo studio - a breve termine il livello di intensità variava in base alla configurazione del mercato di pre-liberalizzazione dei 'grow shops', cioè i rivenditori che vendevano prodotti industriali legati alla cannabis. Per arrivare ai dati, abbiamo sfruttato questa variazione utilizzando un design DID (differenze nelle differenze) con un set di dati univoco sulle confische mensili di droghe a livello provinciale durante il periodo 2016-2018 da parte delle forze di polizia, abbinandolo ai dati sulla posizione geografica dei negozi e delle variabili socio-demografiche''.