"Il comandante in capo delle Forze armate" sudanesi, "il generale Abdel Fattah Al-Burhan, ha ricevuto telefonate dai leader di diversi Paesi che chiedevano di facilitare e garantire l'evacuazione dei loro cittadini e delle loro missioni diplomatiche dal Paese, ed ha acconsentito a fornire l'assistenza necessaria per garantirla": lo riferisce su Twitter lo stesso esercito sudanese.
"Si prevede che il processo di evacuazione di tutte le missioni" diplomatiche "per le quali i rispettivi Paesi lo richiedano inizierà nelle prossime ore: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina evacueranno i loro diplomatici e cittadini con aerei da trasporto militare appartenenti alle loro forze armate da Khartoum. L'evacuazione dovrebbe iniziare immediatamente", spiega d'altra parte un tweet l'Ufficio del portavoce ufficiale delle Forze
armate sudanesi.
"La missione saudita è stata evacuata via terra a Port Sudan e, da lì, per via aerea verso il Regno dell'Arabia Saudita": riferisce il testo del portavoce delle forze armate sudanesi, aggiungendo che "la partenza della missione giordana avverrà più tardi con la stessa modalità". Il riferimento, implicito, è a un percorso stradale di 835 km che richiede oltre 12 ore di viaggio fino allo scalo portuale sul Mar Rosso, che bagna anche l'Arabia Saudita.
L'Ambasciata Usa a Khartoum, però, ha messo in guardia che non potrà garantire la sicurezza di convogli che cercassero di raggiungere Port Sudan da Khartoum e quindi qualsiasi evacuazione via terra avviene a "rischio e pericolo" di chi la intraprende.
"Le informazioni sui convogli in partenza da Khartoum e diretti a Port Sudan sono incomplete. L'ambasciata non è in grado di assistere convogli. Viaggiare in un convoglio avviene a proprio rischio e pericolo", si afferma in un "avviso di sicurezza" pubblicato sul proprio sito. "A causa dell'incerta situazione della sicurezza a Khartoum e della chiusura dell'aeroporto, al momento non è sicuro intraprendere un'evacuazione coordinata dal governo statunitense di cittadini americani privati".
"A Khartoum e nelle aree circostanti - nota l'avviso - sono in corso combattimenti, spari e attività delle forze di sicurezza. Sono state segnalate anche aggressioni, violazioni di domicilio e saccheggi. Si consiglia vivamente ai cittadini statunitensi di rimanere in casa, di ripararsi in loco fino a
nuovo avviso e di evitare di recarsi all'ambasciata statunitense".
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani segue "con la massima attenzione" gli sviluppi della situazione in Sudan. "L'Ambasciata a Khartoum è
pienamente operativa ed è in costante contatto con tutti gli italiani", ha scritto su Facebook, aggiungendo che "il governo è in collegamento con le organizzazioni internazionali e con i Paesi alleati sta facendo e farà di tutto per garantire l'incolumità e la sicurezza dei nostri cittadini. Lavoriamo affinché si raggiunga tra le parti in conflitto una tregua duratura e rispettata da tutti".
Durante una iniziativa elettorale per le comunali, stamane a Siena, Tajani ha spiegato che "è una situazione molto complicata quella degli italiani che vivono a Khartoum", sottolineando che "tutti i nostri connazionali a Khartoum sono in contatto con l'ambasciata, molti sono già nella sede dell'ambasciata che è in grado anche di fornire alimenti e acqua, e pure carburante, per poter stare in condizioni dignitose".
"Mi auguro che vengano rispettate le grandi infrastrutture che sono utili al popolo del Sudan - ha proseguito -, quindi che le due parti che si stanno combattendo non facciano danni al popolo sudanese. Ripeto, stiamo lavorando perchè si possa arrivare a una tregua duratura".
La Bbc ha rilevato 24 punti di Khartoum in cui esercito e paramilitari si combattono: otto sono a sud dell'ansa del Nilo azzurro e a ovest dell'aeroporto, quindi in un settore della capitale sudanese dove si trovano il Palazzo presidenziale, il quartier generale dell'esercito e, fra
l'altro, l'ambasciata d'Italia.
Inoltre, lo stesso esercito sudanese ha annunciaro su Twitter aver "trovato migliaia di uniformi militari delle forze armate nel campo di Lamab", sottolineando che "temiamo che i ribelli le sfruttino per commettere saccheggi e razzie su larga scala, cercando di incolpare le forze armate del
crimine. I nostri cittadini devono stare attenti".