E' Fuocoammare di Gianfranco Rosi il film italiano candidato all'Oscar per il miglior film in lingua non inglese. (LEGGI LA SCHEDA).
L'Italia gioca la carta migranti al tavolo degli Oscar. Il candidato italiano all'Oscar straniero scelto oggi dalla commissione di selezione tra soli sette film iscritti è Fuocoammare, il film documentario di Gianfranco Rosi sulla vita dei lampedusani con sullo sfondo la tragedia degli sbarchi. Ha già vinto l'Orso d'oro al festival di Berlino, ha una grande notorietà internazionale a cominciare da Bruxelles dove è stato presentato al Parlamento europeo e alla fine saranno 70 i paesi in cui uscirà nelle sale. I produttori lo hanno iscritto anche nella selezione agli Oscar per il miglior documentario. Se entrerà nella cinquina dei migliori film in lingua non inglese e/o in quella dei documentari è tutto da vedere (si saprà il 24 gennaio) ma intanto la scelta è stata fatta. Il tema dei migranti è in cima all'agenda dei politici europei, se non altro per la gestione dell'emergenza - Francoise Hollande oggi era a Calais dove la chiusura della 'Giungla', terra di nessuno dove i rifugiati attendono l'imbarco per la Manica, è imminente, mentre Angela Merkel confermava per la Germania l'apertura mensile a centinaia di immigrati dall'Italia e dalla Grecia - e la scelta italiana di Fuocoammare sembra una ulteriore forma di pressione o quantomeno di attenzione a quel che accade nella prima frontiera nel Mediterraneo, ossia l'isola di Lampedusa. La notizia della candidatura ha colto il regista a Parigi dove sta accompagnando il film all'uscita in sala, con recensioni entusiaste. ''Questa candidatura - comprende bene l'autore che a Venezia aveva vinto il Leone d'oro con Sacro G.R.A. - va oltre il mio film. In questi 8 mesi il film è stato distribuito in più di 60 paesi. E mi sembra sia diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri e barriere spero che questo film possa seguire le parole di Obama: chi costruisce dei muri costruisce una prigione per sé stesso'', dice Rosi. Che ricorda l'endorsement della diva Meryl Streep che a Berlino gli disse: 'vorrei che il tuo film arrivasse agli Oscar'. Sarebbe davvero un sogno portare a Los Angeles Pietro Bartolo, Samuele e Peppino''. E proprio a Bartolo, il medico del poliambulatorio di Lampedusa, l'uomo simbolo dell'Italia accogliente e che non resta indifferente rispetto alla tragedia degli sbarchi - sulla sua esperienza esce per Mondadori in questi giorni Lacrime di sale in cui intreccia storie di disperazione e di gioia, di impotenza, rabbia e umanità - la candidatura sembra un sogno.
Non di lustrini e paillettes. "Siamo riusciti ad accendere un faro in Europa. Ora lo abbiamo acceso nel mondo. Questo grazie a Gianfranco. Sono anni che volevamo che si accendesse questo faro e spero che attraverso questo messaggio si possa contribuire a dare fine a questa tragedia. La gente comincia a capire e voglio sognare che sarà così. Gianfranco è stato il genio della lampada. Per me io già vinto tutto", dice a caldo il medico anche lui a Parigi per l'uscita francese di Fuocoammare. E mentre il presidente della Camera Laura Boldrini commenta che la candidatura ''è anche il riconoscimento dello sforzo dell'Italia per salvare rifugiati e migranti'' e il premier Matteo Renzi definisce ''Un onore per l'Italia essere rappresentata da Fuocoammare'', il ministro per i beni culturali Dario Franceschini osserva che si tratta di una candidatura di ''grande autorevolezza perché il film affronta, con crudezza e poesia, un tema universale, che non riguarda solo L'Italia o Lampedusa ma che scuote il mondo'', dal premio Oscar Paolo Sorrentino, che stamattina era tra i nove membri della selezione composta di produttori (Tilde Corsi e Roberto Sessa), distributori (Osvaldo De Santis e Francesco Melzi d'Eril), giornalisti (Piera Detassis e Enrico Magrelli), da Nicola Borrelli, Direttore Generale Cinema del Mibact e dallo scrittore Sandro Veronesi, arriva un'osservazione diversa.
''E' un film bellissimo - ha detto a Repubblica.it - ma andava candidato all'Oscar nella categoria dei documentari. Questa scelta è un inutile masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest'anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione che secondo me avrebbe avuto molte chance è Indivisibili di Edoardo De Angelis, mentre Fuocoammare può concorrere e vincere nella categoria dei documentari''. Enrico Magrelli, pur ''dispiaciuto'' per Indivisibili rimasto fuori per un voto, replica all'ANSA: ''è un'ottima designazione che va nel segno del consenso internazionale che il film sta avendo da febbraio, un segnale che il cinema italiano manda all'Academy e forse al cinema italiano stesso che prova a pensare ad un cinema universale. L'Orso d'oro a Berlino è un biglietto da visita significativo''.
E di un pezzo di strada già percorso, con il successo all'estero, parla anche Paolo Del Brocco di Rai Cinema, tra i produttori con Rosi stesso e Donatella Palermo. ''Difficile dire se arriverà alla cinquina, ci arriva però con una bella visibilità internazionale e con un valore aggiunto per il tema e l'Europa quando l'argomento migranti è in cima a tutto. La già prevista uscita americana il 21 ottobre è un ulteriore piazzamento''. Il percorso è tutt'altro che facile. tra gli sfidanti si trovano Paradise di Konchalovskij, Julieta di Almodovar, Death in Sarajevo di Tanović, Toni Erdmann di Maren Ade, Sieranevada di Cristi Puiu, il film animato Ma vie de courgette di Claude Barras e The Salesman di Asghar Farhadi.