Con Mario Perniola, morto alle quattro di stamani nella sua casa romana, se ne va uno dei più grandi filosofi contemporanei italiani che ha dedicato tutta la sua vita all'estetica, o meglio al super-estetico, e alla cultura del post moderno (da lui non troppo amata). Insomma un pensatore trasgressivo, e non marxista, aperto alla cultura francese come a nuovi territori di indagine che lo rendevano un filosofo volutamente e orgogliosamente non accademico.
Nato a Asti il 20 maggio del 1941, Perniola aveva appena pubblicato con Bompiani 'Estetica italiana contemporanea. Trentadue autori che hanno fatto la storia degli ultimi cinquant'anni', in cui mostrava come l'estetica "abbia giocato un ruolo essenziale nell'autorappresentazione della società borghese, al punto da costituirne l'inconscio politico". Ma aveva già smosso il panorama culturale italiano con libri eterogenei come 'Il Sex appeal dell'inorganico' pubblicato da Einaudi nel 2004. In questo libro metteva in luce come rock, fantascienza, realtà virtuale, droga, cyberpunk e splatterpunk, installazioni artistiche e metaletteratura, performance sportive e teatrali siano ormai parte di una stessa cultura. Una cosa che ha determinato il passaggio da una sessualità organica, fondata sulla naturale differenza dei sessi, a una sessualità neutra, inorganica, artificiale, quasi estranea rispetto a bellezza, età e alle forme.
In un altro suo lavoro fondamentale 'L'arte espansa'. (Mimesis 2015) teorizzava appunto l'ampliamento dei confini dell'arte.
Qualunque cosa insomma può essere trasformata in ''arte'', consapevolmente o meno, sempre se ci sia la giusta autorevolezza nel farlo, come nel caso degli objet trouvé di Marcel Duchamp. Ordinario di estetica all'Università degli studi di Roma "Tor Vergata", aveva diretto il Centro di Studio e di Documentazione "Linguaggio e pensiero" e la rivista di studi culturali e di estetica Agalma, Rivista di studi culturali e di estetica che ha iniziato le pubblicazioni nel 2000.
Dal 1966 al 1969 era entrato in contatto col movimento d'avanguardia "Internazionale Situazionista", fondato da Guy Debord. E, sempre nel 1966, aveva partecipato a una delle prime manifestazioni della contestazione studentesca in Europa e assistito al Convegno "Le Surréalisme" (Centre culturel international de Cerisy-la-Salle, 10-18 luglio 1966).
Grande il suo interesse per i mezzi di comunicazione di massa fin dal 1968. Tra i libri dedicati a questo tema, 'Miracoli e traumi della comunicazione' (2009) dove si individuano quattro eventi mediatici che hanno segnato la fine del secolo e l'avvento del nuovo millennio. Ovvero la rivolta degli studenti nel 1968, la rivoluzione iraniana del 1979, la caduta del Muro di Berlino nel 1989, e, infine, l'attacco alle Torri gemelle a New York l'11 settembre 2001. Tutti fatti che hanno messo in crisi la differenza tra reale e impossibile.
Tra i suoi ultimi interventi quelli dedicati ai social network. ''Negli ultimi anni - diceva in un'intervista a l'Espresso del 2016 - c'è stato un vero e proprio boom di anziani che si sono iscritti a Facebook, il loro numero cresce esponenzialmente e quindi, come dire, è abbastanza naturale che il tema della morte sia diventato più presente, più diffuso. A questa considerazione si aggiunge la possibilità che Facebook offre di trasformare gli account dei morti in memoriali a loro dedicati'' e il pericolo, sottolineava, che si trasformi in ''un cimitero ecumenico e globale''. Perniola è stato anche autore del romanzo Tiresia (1968) e del libro di racconti Del terrorismo come una delle belle arti (2016).