L'arte non dovrebbe andare a braccetto con "il conformismo della semplicità", bensì "abbracciare la contraddizione", fornire gli strumenti per comprendere prospettive diverse. E' un po' questo il manifesto della Biennale Arte 2019, illustrato dal nuovo curatore, Ralph Rugoff, presentato a Ca' Giustinian dal presidente dell'ente culturale veneziano, Paolo Baratta. E proprio della complessità la prossima Mostra d'arte di Venezia - dall'11 maggio al 24 novembre 2019 - vuole diventarne il principale 'alleato'.
"May you live in interesting times" (che tu possa vivere in tempi interessanti) è il titolo della kermesse. Si tratta di un 'finto' proverbio cinese, in voga nella politica degli Trenta e negli anni Sessanta: "Non c'è dubbio che i nostri tempi 'siano interessanti' - ha detto Rugoff - Le cose cambiano in modo imprevedibile, con mutamenti di governo che nessuno avrebbe previsto, la Brexit è stata inaspettata, gli Usa hanno eletto un presidente che nessuno pronosticava, in Europa sono nati governi proto fascisti, non succedeva dagli anni Trenta".
L'intento di Rugoff è combattere il modello imposto di discussione polarizzata. "L'arte - ha sottolineato - ci dona gli strumenti per sperimentare e percepire la complessità". Ormai, ha proseguito Rugoff, "è impossibile il dialogo tra estremi opposti. Internet ha agevolato questo scenario, oggi posso scegliere di avere sullo smartphone solo le notizie che mi piacciono. L'arte invece abbraccia la contraddizione, ha un ruolo di enorme importanza, quello di aiutarci a risintonizzare il nostro pensiero, sviluppando la comprensione di prospettive diverse". Alla prossima Biennale d'arte contemporanea, quindi, si cercherà di mettere in discussione categorie e canoni, abbracciando punti di vista multipli. "Sono convinto che l'arte sia conversazione, un'esperienza.- ha aggiunto il curatore- In una mostra l'importante non è l'oggetto esposto, ma è come uscendo si vede il mondo in maniera diversa. L'arte ci dona gli strumenti per sperimentare e percepire la complessità".
Nessuna tesi o modello precostituiti, quindi. Quella del 2019 sarà una Biennale "collegiale", in cui gli stessi artisti diventeranno curatori, indicando eventuali "colleghi" che vorrebbero vedere esporre: "Sarà un viaggio in cui alla fine l'idea di partenza non sarà quella finale", ha concluso Rugoff. Il presidente Paolo Baratta ha sottolineato i successi degli ultimi anni: "Con 615mila visitatori - ha ricordato - la Biennale è diventata sempre più indipendente, senza la necessità di supporti esterni. Sarà sempre più così, i numeri ci dicono che siamo diventati una meta di 'pellegrinaggio' per espandere il proprio sguardo. Tanto più ora in cui c'è un nuovo 'conformismo della semplicità', abbiamo il compito di presentare la complessità della nostra realtà, ciò che mostra ma anche ciò che nasconde. Dobbiamo rinfocolare la voglia di uno sguardo diverso, in questo senso gli artisti sono una risorsa importante per scoprire la complessità".