"Dalle rivelazioni aree si intuiva un lungo allineamento sotto al terreno. Abbiamo aperto e ci siamo trovati davanti un muro lungo 29 metri: una Chiesa medioevale, con tanto di ossari e gallerie sepolcrali in facciata, impostata sulle colonne delle antiche terme romane. Dai bolli, sicuramente adrianee". A parlare è Valeria Beolchini, l'archeologa che oggi meglio conosce l'antica Tusculum, città latina che leggenda vuole fondata da Telegono, figlio di Ulisse e della Maga Circe, conquistata da Roma nel 496 a.C per diventare residenza estiva d'elite, tra senatori e imperatori, da Cicerone a Tiberio, Plinio e Lucullo, poi distrutta e abbandonata definitivamente nel 1191.
Per tutto l'800 depredata e saccheggiata (molti dei reperti si trovano in Piemonte, ad Agliè, "collezione" dei Savoia), oggi l'antica città riprende forma con la riapertura, dopo un anno, del Parco Archeologico e culturale di Tuscolo, al centro del progetto Tuscolo. Il luogo primitivo dell'anima, che la Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini (che ha acquistato il sito nel 1984 dai principi Aldobrandini) ha finanziato per un milione e 200 mila euro. Già realizzati, messe in sicurezza, scavi, restauri, riqualificazione dell'area e, oggi, il rinnovo dell'accordo di collaborazione con la Escuela Espanola de Historia y Arquelogia en Roma-CSIC che dal 1994 ha realizzato qui oltre 20 campagne di scavo. "La chiamavano la Pompei alle porte di Roma", racconta la Beolchini, che qui da anni studia e scava, responsabile del progetto Tusculum.
Per festeggiare la riapertura, il Parco ha organizzato due giorni di eventi, il 13 e 14 aprile, con laboratori didattici, visite guidate e trekking. Ma basta guardarsi intorno venendo su per il nuovo percorso di visita che dall'antica Via dei Sepolcri arriva fin sul basolato del Decumano (proseguendo con il "falso storico" allestito accogliere Papa Gregorio XVI) per vivere un vero viaggio all'indietro nel tempo, tra il Foro, le botteghe, i resti del Tempio di Mercurio, l'area dei tempietti, la Fontana arcaica e il Teatro del 75 a.C. che un tempo, dice la Beolchini, poteva arrivare a contenere forse anche duemila persone. "I prossimi scavi - raccontano il presidente della Comunità montana Damiano Pucci e il direttore della Escuela Espanola, José Ramon Urquijo Goitia, alla presenza anche dell'Ambasciatore di Spagna Alfonso Dastis Quecedo - si concentreranno all'esterno dell'area". Ovvero proprio intorno a quella basilica di epoca medioevale, con annessa necropoli, che già si scorge, ma che la nuova campagna di scavi del 2020, la più grande mai realizzata a Tuscolo dai tempi di Luciano Bonaparte e Luigi Canina, dovrebbe svelare completamente.
"Sotto - racconta la Beolchini - abbiamo trovato pavimenti in mosaico bianchi e neri, affreschi coloratissimi, latrine e le vasche per il tiepidarium e frigidarium. È la città che sta riprendendo forma. Grazie alle rilevazioni aeree e geofische possiamo ricostruire tutto in 3d. Abbiamo le planimetrie degli edifici e delle strade. Incrociando competenze e collaborazioni, poi - prosegue - stiamo scoprendo molto sulla vita che si conduceva qui. Le ceramiche, più piccole di quelle di Roma, e gli studi sulle ossa, ad esempio, ci raccontano che in tavola si privilegiavano gli stufati alle carni alla brace. Da un cranio colpito da un proiettile nel 1191 stiamo ricostruendo le tecniche belliche (i reperti vengono esposti al Museo di Frascati ndr). Quanto all'età romana, per ora abbiamo sondato l'area monumentale, dove sono numerose le epigrafi, marmi e decori. Ma appena fuori le mura, abbiamo le domus più ricche. Personalmente non penso si debba sempre scavare tutto. Ma qualche primo saggio ci ha svelato pareti preziosissime, dipinte di rosso". Proprio come a Pompei.