Dopo un recupero pittorico eseguito millimetro per millimetro torna oggi 'a casa' il Crocifisso ligneo di Simone Martini (1284-1344) della chiesa della Misericordia di San Casciano Val di Pesa (Firenze), luogo dove il capolavoro è custodito e visibile da secoli, anche rimanendo integro nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Il crocifisso, opera di rango considerata tra i più alti esempi di confronto fra pittura fiorentina e senese del '300, ha subito un lungo restauro all'Opificio delle Pietre dure di Firenze, sia per il recupero della parte lignea, con necessari consolidamenti di materiale ed eliminazione dei tarli, sia in quello della parte pittorica, intervento meticoloso eseguito al microscopio da parte della restauratrice Alessandra Ramat con un procedimento millimetrico. "E' uno dei più imponenti restauri di crocifisso ligneo fatti in un secolo dall'Opificio delle Pietre Dure - spiega il soprintendente dell'Opificio, Marco Ciatti -, sia per l'importanza di questo capolavoro, sia per l'impegno del nostro personale, sia per lo stimolo a nuovi studi che il restauro ci ha permesso fare nel confronto tra scuola fiorentina e senese". Anche in considerazione della portata del capolavoro il restauro è stato interamente finanziato e gestito dall'Opificio. Per fattura artistica e valenza storica gli studiosi allineano il crocifisso di Simone Martini di San Casciano - realizzato nella 'modalità' di Christus patiens -, a capolavori coevi come il Crocifisso di Cimabue scampato all'alluvione del 1966 in Santa Croce, il Crocifisso di Ognissanti attribuito a Giotto, e il Crocifisso di Giotto in S.Maria Novella, convento domenicano da cui potrebbe essere partita la committenza anche per il Crocifisso conservato a San Casciano. Inoltre il restauro, spiega Ciatti, "stimola e apre frontiere di ricerca storica e archivistica notevoli, per capire in che termini la Chiesa della Misericordia di San Casciano abbia potuto ospitare il capolavoro di Simone Martini e il suo incontro con altri artisti di rilievo di quella fase, tra cui Ugolino di Nerio". Nella chiesa, annessa a un antico convento domenicano, il Crocifisso verrà ricollocato sopra il secondo altare sul lato destro. Simone Martini lo eseguì "intorno al 1315, sicuramente non oltre il 1320", aggiunge Ciatti, ma scarseggiano notizie precise in merito e la stessa tradizione dell'attribuzione al pittore senese "fu definitivamente suffragata relativamente di recente, nel 1939, da puntuali studi di Ugo Procacci".