Dire che 'Scherza con i fanti' di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna è solo un documentario dedicato al rapporto tra italiani ed esercito è ingiusto e riduttivo. Perché il film - che passa alle Giornate degli Autori come Evento speciale alla 76/ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - mettendo insieme belle immagini di repertorio, straordinarie musiche e pagine di diari dal fronte, alla fine, oltre a raccontare la guerra, fa anche una poetica operazione-nostalgia di un'Italia semplice che non c'è più.
Dopo il viaggio nel mondo della credenza religiosa di 'Lascia stare i santi', la coppia creativa, tra cinema e musica, composta da Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna torna così ad analizzare la nostra identità culturale, ma sul fronte della guerra. E lo fa appunto con un percorso lungo oltre cent'anni, attraverso inediti canti popolari e immagini, e quattro diari di guerra che vengono dal passato. Ed esattamente: il diario di un soldato lombardo del Regio Esercito di stanza a Pontelandolfo, in Campania, tra i protagonisti dell'eccidio di civili più cruento all'indomani dell'Unità d'Italia; quello di un autista viterbese del Regio Esercito, che nel 1935 andò a combattere in Etiopia dove scoprì la realtà dei gas ai danni della popolazione locale e quello di una giovane donna borghese, che divenne partigiana sulle montagne tra Parma e La Spezia. Infine, nel film anche le parole di un sergente napoletano della Marina militare, oggi quarantenne, che negli anni Novanta ha prestato servizio nelle missioni di pace internazionali e che in Kosovo ha scritto un diario ricco di umanità. Sua grande preoccupazione, come si vede in una lunga intervista, quella di fornire abiti ai tanti bambini che incontrava in zona di guerra.
I diari nel docu si intrecciano ovviamente con i canti e le musiche popolari scelti, e talvolta composti ad hoc, dallo stesso Ambrogio Sparagna e con il repertorio di memoria dell'Archivio storico Luce.
Tra le molte testimonianze quella di Ferruccio Parazzoli, che il destino ha voluto abitasse su quel Piazzale Loreto da lui "cantato" nei suoi romanzi.
Chiusura in musica con la commovente e poetica 'San Lorenzo' di Francesco De Gregori.