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Spinotti, scegliere un film è come sposarsi

Spinotti, scegliere un film è come sposarsi

Direttore fotografia a Locarno per Pardo alla Carriera

LOCARNO, 13 agosto 2021, 17:25

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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Scegliere un film "è come sposarsi. Non è che uno dice 'sposo questa signora perché porta giacche scure o perché ha una casa in campagna, uno decide quando si sente che è la scelta giusta,". Lo dice Dante Spinotti, straordinario direttore della fotografia tra l'Italia e Hollywood, Pardo alla carriera al Locarno Film Festival.
    Classe 1943, Spinotti, nato a Tolmezzo e cresciuto a Lendinara, in provincia di Rovigo ("Ho sempre avuto voti mediocri, tranne l'otto in disegno"), in carriera ha lavorato con cineasti come Sergio Citti, Liliana Cavani, Lina Wertmuller, Ermanno Olmi, Roberto Benigni, Gabriele Salvatores, Giuseppe Tornatore, Garry Marshall, Bruce Beresford, Curtis Hanson (per L.A Confidential gli arriva la prima nomination all'Oscar) stringendo veri sodalizi con registi come Michael Mann (con lui la seconda nomination all'Oscar per The Insider) o Michael Apted. E' passato per ogni genere di cinema, compresi i superhero movies, come X men- Conflitto finale di Brett Ratner o tre anni fa Ant-man and the wasp di Peyton Reed. Il genere forse più ostico "è la commedia - aggiunge -. Perché ci si aspetta che tutti siano illuminati. Come mi diceva Garry Marshall, 'devo vedere le facce Dante, non essere troppo dark".
    Ironico, autoironico e garbato, arriva all'incontro con il pubblico a Locarno, spiega che per lui "non esiste il cinema d'autore, esiste il buon cinema e il cattivo cinema". Tra gli aneddoti, quelli per Pinocchio (2002) di Benigni: "Si è molto fortunati quando si fa un film con lui, è un'esperienza unica….
    gli chiesi perché sul set non si arrabbiasse mai e lui mi rispose, che non sarebbe stato credibile arrabbiato e vestito da Pinocchio". Ad introdurlo nella realtà di Hollywood è Dino De Laurentiis, per Manhunter (1986) di Michael Mann: "Fa parte di quei registi, come Kubrick, che controllano tutto sul set. In fase di riprese quasi non parliamo perché prepariamo tutto prima". Spinotti, che ha in cantiere un documentario su Napoli diretto da Trudie Styler, ha accolto subito l'avvento del digitale con favore: "la tecnologia va avanti, ma quello che conta è sempre l'umanità delle storie, l'anima che c'è dentro".
   
   

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