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Addio a Cappello, poesia senza dolore per riparare il mondo

'Stato di quiete' sua ultima raccolta con prefazione Jovanotti

Il dolore asciugato dalla vita che sublima in una poesia dalla quale traspare solo leggerezza: è la magica alchimia dei versi potenti e luminosi con i quali Pierluigi Cappello ha illuminato le sue difficili giornate e gli attimi che in migliaia hanno dedicato alla lettura delle sue poesie. Il poeta friulano, immobilizzato su una sedia a rotelle da quando aveva 16 anni, è morto all'alba nella sua casa di Cassacco (Udine). Aveva 50 anni anni e nessuno saprà mai quanti momenti di gioia gli ha riservato la sua difficile vita, come nessuno conoscerà mai le emozioni che hanno donato i suoi versi, figli di un dolore che Pierluigi Cappello non ha mai rifiutato e nel quale non si è mai crogiolato. Non l'ha fatto quando, nel 1983, è rimasto paralizzato dopo l'incidente con la moto nel quale è morto un suo amico, e non l'ha fatto quando è stato costretto a vivere, per anni, in una casa di legno, cadente e malandata nel suo Friuli devastato dal terremoto. E chissà se aveva negli occhi quella casa nella quale si muoveva a fatica quando, fra narrativa e poesia, scriveva che "col tempo, il letto si è trasformato in un tappeto volante". Parole di una poesia "che è una folgorazione, qualcosa di misterioso e vivo, parole che invece di venire lette, sono loro a leggere me. Con versi così si può riparare il mondo", ha scritto Lorenzo Cherubini-Jovanotti, nella prefazione della sua raccolta di poesie di "Stato di quiete" (Bur Contemporanea, 2016), quasi a voler sintetizzare la forza della poesia nella sua capacità di leggere e aiutare a sopportare la vita. Pierluigi Cappello (originario di Chiusaforte, nato a Gemona del Friuli nel 1967) da poco aveva pubblicato la sua prima (e attesa) prova narrativa, "Questa libertà", inserita nella storica collana "La Scala", e "Azzurro elementare", l'opera omnia poetica, entrambe per la Bur; del 2014 era uscito un "magico" libro scritto per i bambini, "Ogni goccia balla il tango" (Rizzoli). Da qualche anno aveva il sostegno della legge Bacchelli, perché la poesia continua a non aiutare a vivere. Anche se hai vinto decine di premi, anche se sono di grande prestigio. L'elenco di quelli assegnati a Cappello è lunghissimo: dal "Montale" nel 2004 con "Dittico", al "Viareggio-Rèpaci 2010" per la poesia con "Mandate a dire all'imperatore" (Crocetti Editore), al "Vittorio De Sica 2012" per la poesia, consegnatogli dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale, al "Maria Teresa Messori Roncaglia ed Eugenio Mari" per l'opera poetica conferitogli nel 2013 dall'Accademia dei Lincei, fino al premio Terzani nel 2014 ex aequo con Mohsin Hamid. Nel settembre 2013, è arrivata anche la laurea honoris causa in Scienze della formazione dell'Università di Udine, seguita dalle cittadinanze onorarie dei Comuni di Udine e di Tarcento. Unanime il cordoglio delle istituzioni del Friuli Venezia Giulia, terra della quale è stato voce e interprete: dalla Presidente, Debora Serracchiani, al Consiglio regionale, con Franco Iacop, al Comune e alla Provincia di Udine, con Furio Honsell e Pietro Fontanini.

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