"L'idea geniale che Stan Lee aveva
applicato ai fumetti, e che lanciò l'età d'oro della Marvel, era
fondata sul modo in cui i personaggi parlavano, i loro
sentimenti e le situazioni realistiche che si trovavano ad
affrontare. L'equazione sembrava quasi troppo semplice: se i
supereroi potevano essere come te, tu potevi essere come un
supereroe". Lo scrive Bob Batchelor in 'Stan Lee - Il padre
dell'universo Marvel', la biografia edita da Leone Editore e
uscita in libreria l'8 novembre scorso.
Stan Lee, morto ieri a 95 anni a Los Angeles, ha
rivoluzionato l'industria del fumetto mondiale inventando,
insieme a Steve Ditko e Jack Kirby, personaggi entrati
nell'immaginario collettivo come l'Uomo Ragno, l'Incredibile
Hulk, Iron Man e gli X-Men. Oltre che per il suo ruolo di
creativo, Lee è ricordato dalle generazioni più giovani anche
per i molteplici camei nei colossal dell'Universo
cinematografico Marvel.
Nella biografia, Batchelor ripercorre "il processo che ha
portato i fumetti a diventare un medium più rispettato e che ha
fatto diventare la Marvel uno dei brand più famosi al mondo",
facendo di Lee "una delle icone creative più importanti della
storia statunitense contemporanea".
Il libro, 288 pagine con inserto fotografico a colori,
contiene anche immagini originali, come Stan Lee in uniforme
militare durante la Seconda guerra mondiale. "Sceneggiavo video
di addestramento, scrivevo copioni, realizzavo manifesti,
scrivevo manuali d'istruzioni" racconta Lee nella biografia,
ricordando poi "il compito più bizzarro": la creazione di
manifesti contro le malattie veneree rivolto alle truppe in
Europa. Prese in considerazione molti esempi, fino a quando capì
che il messaggio più semplice sarebbe stato anche il più
efficace: "VD? Not me!" ("Malattie veneree? Non per me!").
"Ai superiori di Lee - scrive Batchelor - piacque, così una
marea di manifesti venne spedita oltreoceano. Quel manifesto
forse è uno dei lavori più visti che Lee abbia mai creato, ma
anche quello più apertamente ignorato".
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