(ANSA) - Prima scrittrice afroamericana a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura nel 1993, insignita nel 2012 da Barack Obama della Presidential Medal of Freedom, il più alto riconoscimento civile negli Stati Uniti, Toni Morrison ha smascherato banalità e luoghi comuni sulla razza e il razzismo di cui non riusciamo più a comprendere il vero significato e di cui ci ha mostrato quanto fosse necessario tornare ad occuparsi. "Che regalo respirare la sua stessa aria, anche se solo per poco" dice ora l'ex presidente americano Obama, appassionato del suo 'Canzone di Salomone' che parla della scrittrice, morta il 6 agosto a 88 anni a New York, come di un "tesoro nazionale" e in un tweet definisce la sua scrittura "bella e una sfida significativa alla nostra coscienza e alla nostra immaginazione morale". "Quando e' stato eletto Obama si pensava fossero finiti certi pregiudizi ma il passato continua a ripresentarsi", diceva la scrittrice nel 2012 al Festivaletteratura di Mantova. E spiegava: "Non siamo una società post razziale. Il razzismo è un cancro che non si può estirpare con diverse medicine. Per trovare una risposta deve cambiare qualcosa dentro di noi".
Entrati nella storia della letteratura americana i suoi romanzi, pubblicati in Italia da Frassinelli, esplorano la paura dell'altro, la questione dei confini, dei movimenti di massa delle popolazioni e ci mettono davanti a questioni irrisolte che sono tutt'ora al centro del dibattito politico internazionale. E nell'autunno del 2019 arriverà nelle nostre librerie 'L'importanza di ogni parola', una raccolta dei saggi della Morrison degli ultimi quarant'anni, con i testi più importanti tra cui il discorso di accettazione del Nobel per la letteratura. Molte delle sue storie si ispirano ai racconti orali della tradizione orale afro americana o a fatti di cronaca. Come il suo capolavoro del 1987 'Amatissima', un invito a non dimenticare che le valse il premio Pulitzer l'anno successivo. Dedicato agli schiavi morti durante il Middle Passagein, il romanzo trae spunto da un fatto realmente accaduto che vede una schiava fuggita da una piantagione di cotone uccidere la figlia quando sta per essere ricatturata. Mentre ne 'Il dono', ambientato due anni prima dei processi alle streghe di Salem, la Morrison ci mostra come schiavi non siano soltanto i neri. Originaria di Lorain, in Ohio, dove era nata nel 1931, Chloe Anthony Wofford, vero nome di Toni Morrison, veniva da una famiglia operaia. In Ohio i suoi genitori erano arrivati dall'Alabama per sfuggire al razzismo. Docente di letteratura inglese e scrittura creativa in diverse università e per molti anni editor della casa editrice Random House di New York, la Morrison è stata nel 1974 l'editor dell'autobiografia di Angela Davis. Dopo la separazione dal marito, l'architetto giamaicano Harold Morrison, aveva cresciuto da sola i due figli.
Nel suo ultimo libro uscito in Italia nel 2016, 'L'origine degli altri' la Morrison spiegava: "mi interessava la rappresentazione dei neri attraverso la cultura piuttosto che attraverso il colore della pelle". Nel volume, che raccoglie un ciclo di conferenze tenute ad Harvard nel 2018, con la prefazione dello scrittore Ta-Nehisi Coates e l'introduzione all'edizione italiana di Roberto Saviano, la scrittrice aveva compiuto un lungo viaggio, che in parte è anche un suo ritratto, in cui s'interrogava su che cosa è la razza, e perché le diamo tanta importanza, su che cosa spinge gli esseri umani a costruire "un altro" da cui differenziarsi e su perché il colore della pelle abbia avuto nella storia un peso così negativo. E come dice nella prefazione Ta-Nehisi Coates non si occupava "direttamente dell'ascesa di Donald Trump. Ma è impossibile leggere le riflessioni dell'autrice sull'appartenenza, su chi è protetto dall'ombrello della società e chi invece non vi trova posto, senza considerare il momento presente".
Nella narrativa aveva esordito nel 1970 con 'L'occhio più azzurro' in cui ha raccontato il desiderio di una bambina nera di assomigliare ai bianchi cui sono seguiti 'Sula', 'Jazz', 'L'isola delle illusioni', 'Giochi al buio', 'Canto di Salomone', 'Paradiso', 'Amore', 'A casa' e 'Prima i bambini' del 2016. E con il figlio Slade Morrison ha scritto la storia per ragazzi 'Chi ha più coraggio? La formica o la cicala?, una "favola ideale" con il finale aperto come lei la aveva definita. Poetica e visionaria, ma anche molto lucida nella sua visione della realtà, la Morrison era convinta che le donne debbano essere forti e "andare contro le regole, soprattutto in una societa' patriarcale. Non credo che le donne afro-americane siano senza potere, lo hanno sempre avuto lavorando in casa e fuori, hanno sviluppato un grande senso di indipendenza" diceva la scrittrice guerriera che finché ha potuto non si è fermata anche quando un problema all'anca la aveva costretta alla sedia a rotelle.