"Sono molto felice di salire su quel tavolo, è una sensazione molto diversa dal ballare semplicemente sul palcoscenico, perché mette in una prospettiva diversa sia rispetto agli altri ballerini che al pubblico". Roberto Bolle debutta a quasi 43 anni in un ruolo che inseguiva da sempre: il Bolero di Maurice Ravel nella coreografia di Maurice Bejart.
Lo spettacolo, alla Scala da sabato 10 marzo, comprende anche 'Mahler 10" e 'Petit Mort' di Mozart. "Un trittico che è una grande soddisfazione mettere in scena", ha detto il direttore del corpo di ballo Frederic Olivieri presentando l'allestimento. Tre pezzi di grande interesse, e che hanno già il sold out da tempo nelle prime cinque repliche, quelle in cui sarà Bolle a ballare il Bolero. Le repliche successive saranno affidate a Martina Arduino (per due spettacoli), a Virna Toppi per altre due e a Gioacchino Starace per una sera.
"È un ruolo adatto sia ad un'interpretazione maschile che femminile, è senza sesso - ha detto Bolle - forse con quella maschile c'è più forza fisica, in ogni caso è un rito sensuale, erotico, iconico come nessun altro, richiede grande concentrazione e fiato". "E' un'opera geniale nella sua semplicità, nessun altro Bolero è come quello di Bejart - ha raccontato - per me è stata la scoperta di qualcosa di nuovo anche da me stesso che non avevo ancora tirato fuori, è un'essenza, non una storia, un crescendo quasi ossessivo difficile dal punto di vista fisico: deve essere sensuale, erotico ma senza esagerare".
Prima del Bolero la serata propone in prima assoluta 'Mahler 10' sull'Adagio della Sinfonia 10 e per la coreografia di Aszure Barton. "Era da tempo che pensavo di lavorare sulla musica di Mahler senza mai trovare il coraggio - ha raccontato la coreografa -. A Milano ci sono riuscita: ho promesso a me stessa che avrei ascoltato quella musica quattro volte al giorno quattro volte, per un anno, ho lasciato che penetrasse dentro di me e ho aspettato di vedere cosa accadeva nella mia anima: lavorando poi con i ballerini la musica è diventato un substrato sul quale io entro in relazione con loro". Tra gli interpreti Virna Toppi e Antonino Sutera. Sul podio per il trittico Davide Coleman a dirigere l'Orchestra del Teatro alla Scala.