Il difficile tema delle difficoltà dell'adolescenza, con tre insperabili amiche, eternamente in lotta con i chili di troppo, che sfidano insicurezza, cyberbullismo e complessi rapporti con i genitori e soprattutto il giudizio altrui, partecipando a un campionato di nuoto sincronizzato è al centro di un film, Dolcissime, in sala dal 1 agosto. Scritto da Marco D'Amore con il regista Francesco Ghiaccio, prodotto da Indiana Production e La piccola società, al cinema con Vision Distribution vede protagonisti Valeria Solarino, Vinicio Marchioni insieme a Giulia Barbuto, Costa Da Cruz, Alice Manfredi, Margherita De Francisco, Giulia Fiorellino, Licia Navarrini.
"Mi sono sempre interrogato sul dare voce alle minoranze, alle persone che vengono facilmente giudicate male", racconta D'Amore, che con Ghiaccio collabora dal 2003, in teatro ("quando pensavamo fosse l'unico luogo deputato"), poi con corti. "Questo è il secondo film insieme dopo 'Un posto sicuro', ma in realtà era nato prima", dice. "Stavamo scrivendo dei radiogrammi sportivi - spiega il regista che vedremo ne 'L'immortale', il film di cui è regista e interprete sul boss di Gomorra Ciro Di Marzio- Ne avevamo da poco concluso uno sul ciclismo e pensammo di scrivere una storia completamente al femminile, qualcosa che avesse i toni della commedia, ma anche della favola. Così abbiamo pensato alla storia di queste ragazze che si cimentano con il nuoto sincronizzato. Poi a Monferrato, la terra dove abito, è scoppiato un grave incidente, e così abbiamo messo da parte il progetto e abbiamo realizzato 'Un posto sicuro'. Finito il film siamo tornati a guardare questa storia con uno sguardo diverso. Non era più solo un esercizio di divertimento, ma siamo andati alla ricerca delle emozioni sotterranee, profonde, sotto la superficie". Fondamentali anche un centinaio di incontri nelle scuole per presentare il primo film e la conferma, dice D'Amore, che "i giovani non sono apatici, semplicemente hanno cambiato sguardo e linguaggio sulla realtà. Da quegli incontri, le donne risultavano sempre più coraggiose dei maschi". Ecco allora la scelta di provare a "raccontare il femminile attraverso i toni della favola. Oggi - riflette ancora D'Amore - sembra che tutti siamo liberi di parlare di tutto, ma non è così. Il film non vuole essere una pellicola sulla bulimia o l'anoressia, il bodyshaming, ma una storia che racconta una fase della vita. L'adolescenza è un'età delicata, spesso legata a modelli che richiedono la perfezione". Ma, sottolinea, il film, scritto anche in collaborazione con Renata Ciaravino e Gabriele Scotti, non vuole lanciare messaggi. "Non ho mai preteso da un libro o da un film che mi suggerisse qualcosa - sottolinea - Questo è un compito dello spettatore. Piuttosto spero di dare delle suggestioni, in un periodo un cui l'altro, il diverso, è visto sempre più come un pericolo e appare sempre più spaventoso. E questa è la deriva dell'umanità".