VANNI SANTONI - "MURO DI CASSE" (Laterza, pp. 144, 14 euro).
"Perché sognare un quarto d'ora di celebrità se potevi prenderti dieci o venti ore al centro dell'universo?" è il quesito retorico che si pone uno dei personaggi di 'Muro di casse', nuovo romanzo di Vanni Santoni. Al centro del volume, che inaugura la collana Solaris di Laterza dedicata alla saggistica narrativa, c'è la storia della cultura dei rave, o meglio dei free party, esposta fra finzione e saggio. Il racconto è affidato a tre personaggi: Iacopo (già protagonista del romanzo 'Gli interessi in comune' del 2008), Cleo e Viridiana incarnano tre aspetti dell'esperienza dei rave, quello sensuale, quello intellettuale e quello spirituale, dando al testo un ritmo tematico anziché cronologico. Il romanzo gioca fra fiction e non-fiction racchiudendo l'excursus centrale ('Cleo - L'intelletto') di più ampio respiro saggistico fra due racconti biografici: il risultato è un mosaico che pur coprendo l'intero arco temporale dei free party, dalla nascita a Castlemorton nel 1992 a oggi, non scade mai nella cronaca e i cui tasselli sono fatti di episodi significativi inseriti in un intreccio non lineare. "Per il lavoro su questo libro - racconta all'ANSA l'autore - ho letto soprattutto saggi sul tema, ce ne sono alcuni buoni, specie in Francia. Ma non ci sono romanzi sulla cultura free tekno". Se per Santoni il 'padre nobile' del libro è Winfried Sebald, maestro dell'incrocio fra narrativa e saggio, 'Muro di casse' risulta originale per la struttura in cui persino le appendici sono poste in continuo dialogo con la finzione letteraria e metaletteraria, tanto che la voce narrante finisce per assomigliare più a una voce inquirente in dialogo con i compagni di avventure. Ciò che ne emerge è il memoriale di una cultura alternativa, una cultura fondata sì sull'uso di sostanze stupefacenti secondo teorizzazioni psichedeliche ereditate degli anni '60 di Timothy Leary, ma anche e soprattutto sul ballo e sulla musica. L'abbandono dell'io ha del resto un valore sociologico e politico ben preciso: lo esprime chiaramente il personaggio di Cleo, per la quale fra energia, antagonismo, antielitarismo, internazionalismo, immaginario, musica potente, nuovi approcci a spazi e tempo libero i raver "avevano tutto quello che cercavamo, anche se declinato in modo bizzarro e distorto". Più che alle teorizzazioni, il libro comunica attraverso la memoria di esperienze vissute in prima persona: dai teknival nella provincia italiana (Pratomagno 2004, Pinerolo 2007) alle feste sparse in tutta Europa, il movimento unisce il continente in tutte le sue zone abbandonate rivendicate illegalmente per una notte, dall'estremo occidente del Freekuency del 2010 in Portogallo fino allo Space Piknik del 2014 in Repubblica Ceca, ultimo baluardo della rave culture. Nel ciclo storico narrato non mancano menzioni ad alcuni momenti dolorosi, come la strage della Love Parade di Duisburg nel 2010 o le violenze della polizia ceca nel CzechTek 2005, ma anche riferimenti ben precisi alle leggi che prima in Regno Unito e poi in Francia hanno contemporaneamente bandito le tribe tekno ed esteso in tutto il continente i free party. Quella descritta del romanzo è infatti una generazione in viaggio in "una topografia umana ignota", una generazione che per la prima volta si è sentita non spettatrice ma partecipante, che unendo lo spirito hippie al 'Do It Yourself' del punk ha stabilito forti legami di solidarietà, e che oggi nella testimonianza fittizia di 'Muro di casse' rivendica orgogliosamente il merito di aver "creato bellezza": "Ogni periferia, ogni cittadina di provincia senza più guizzi poteva tornare a splendere e ribollire per una notte".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA