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L'Iran oltre i miti visto da un cronista a Teheran

Zanconato racconta senza sconti un Paese che si fa anche amare

(ANSA) - ROMA, 1 AGO - ALBERTO ZANCONATO - L'IRAN OLTRE L'IRAN. REALTA' E MITI DI UN PAESE VISTO DA DENTRO - CASTELVECCHI (pp. 125, euro 14,50). Inizia dal Nourouz, il 'nuovo giorno' dell'anno persiano, il libro sull'Iran contemporaneo che Alberto Zanconato racconta dopo 14 anni da corrispondente ANSA a Teheran. E lo fa per entrare subito nell'oggi - l'era del presidente moderato Hassan Rohani, che speranze ancora fa nutrire in patria e all'estero - e annotare i "periodici risvegli della scena politica iraniana", che "ricordano il regolare ritorno della primavera. Nonostante i tanti inverni seguiti ai momenti di euforia collettiva, si torna a sperare ancora una volta".
    E' ricco di documentate informazioni storiche, ma anche di racconti in prima persona il libro di Zanconato, che da cronista ma anche da empatico osservatore è passato dall'essere il 'qarib' (il forestiero sperduto cui gli iraniani non lesinano mai cortesia e ospitalità) ad un vero insider della società iraniana. Racconti che alternano le realtà più scioccanti - come l'impiccagione pubblica cui ha assistito ed i tanti orrori della repressione - alle occasioni di "innamorarsi dell'Iran" che tanti visitatori del Paese, anche dopo un breve viaggio, dicono di avere avvertito.
    La gentilezza incontrata, le case e le moschee trovate aperte, la magia delle sere d'estate nei giardini, scrive, "resteranno con me insieme ai particolari delle lapidazioni, i crimini contro oppositori adolescenti o ottantenni, l'intolleranza, la violenza spesso accettata con indifferenza".
    Perché l'Iran è Paese non di semplici contraddizioni, ma di "contrasti stridenti". La cui capitale non è molto diversa da quelle occidentali, ma dove al tempo stesso "il gruppo di appartenenza più importante è la famiglia in senso allargato", caposaldo di tradizioni che resistono perfino ai progetti di islamizzazione integralista: facendo per esempio sopravvivere quelle della musica e del vino banditi dalla rivoluzione islamica. Ma dove anche, avverte ancora l'autore, persiste una "accettazione dell'autorità più marcata che in Occidente, che contrasta con gli atteggiamenti di sfida di molti giovani". O dove resiste fino ad oggi un forte senso dell'identità nazionale, frutto dell'orgoglio per una civiltà millenaria, che negli anni Ottanta sostenne il sistema nella lunga guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein. E in tempi più recenti anche i negoziatori dell'accordo sul nucleare.
    Un'aggressione, quella del leader iracheno sostenuto dagli Usa e dalle monarchie sunnite del Golfo, che provocò una "reazione nazionalista" di cui la Repubblica islamica si servì per rafforzare la presa e liquidare ferocemente gli ultimi oppositori. Ma anche, rileva Zanconato, "una lezione che dovrebbe essere studiata ancora oggi da chi pensa che un attacco esterno potrebbe indebolire il sostegno del popolo al regime".
    Anche l'islam sciita eretto a ideologia e sistema politico dall'imam Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica, non è religione che si presti a semplificazioni e letture univoche. Lo testimoniano gli oppositori di Khomeini e dei suoi eredi tra gli ayatollah del centro teologico di Qom, la subdola gradualità con cui fu introdotto solo nel 1983 l'obbligo del velo per le donne, ma anche la pratica religiosa quotidiana, a suo modo accogliente e pragmatica, di cui l'autore ha fatto esperienza.
    "L'islam per me è anche questo, qualcosa che non mi ha escluso", scrive. Anche quando, tenuto pronunciare in arabo la professione di fede islamica necessaria a sposare la fidanzata iraniana, trovò un notaio che di fronte alle sue difficoltà di pronuncia preferì lasciar perdere: "Lo lasci stare - disse all'ormai moglie - lui ci ha provato".
    Ma appunto non fa sconti, Zanconato, anche quando racconta la brutale repressione del movimento del 2009 contro la proclamazione a presidente del 'cattivo' Mahmoud Ahmadinejad, e le violazioni dei diritti che si compiono tuttora. Come non li fa però anche all'Occidente quando quest'ultimo lascia prevalere, sul richiamo severo al rispetto dei diritti umani, 'il doppio standard' verso altri governi regionali alleati tutt'altro che liberali, la 'realpolitik' e la logica degli affari. (ANSA).
   

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