(ANSA) - ROMA, 24 OTT - Per gentile concessione della casa
editrice Giunti pubblichiamo l’introduzione di Morgan al nuovo
libro di Sergio Staino ‘Hello, Jesus’(pp 144, euro 18). Ecco
l’introduzione: “La Santa Romana Chiesa non ha certo contribuito
alla causa del rock and roll, eppure Gesù Cristo è il modello
di quasi tutti i nostri beniamini. Ovvio, i Romani hanno
commesso il delitto di torturare un idolo delle folle, un
giovane colto e lucido, intelligente, che era decisamente capace
di attirare attenzione e consensi senza l’uso della forza o
delle armi ma con le parole e la gentilezza. Questo ha
determinato la sua fine. I potenti dell’epoca hanno sentito
minacciata quella autorità da loro ottenuta al costo di tante
guerre e massacri. Probabilmente solo il costantiniano “in hoc
signo vinces” determinò il passaggio di quel simbolo dalle mani
degli umili a quelle dei potenti. Ma anche i seguaci più vicini
a lui in status e sentimento, nella loro lunga sofferenza per le
tante persecuzioni, hanno scelto di enfatizzare nel ricordo
l’immagine di questo momento di suprema ingiustizia.
Fortunatamente a fianco di quest’uso multiforme della croce, da
simbolo di guerra a simbolo di pace e solidarietà, ha
continuato a vivere una iconografia più umana e quotidiana di
un Cristo legato al popolo o ai bambini e financo in veste di
pastore di tante umili pecorelle. Credo sia questo sentimento
che evocano queste immagini di vita comune che spinge molti di
noi a distogliere lo sguardo da quella con- dizione disumana
preferendo un Gesù vivo e nel pieno delle sue virtù. Sergio
Staino sicuramente è uno di questi e il suo è il Gesù che si
trova bene in mezzo alla gente, a quella più umile e semplice.
Anch’io la penso così. Anch’io ho sentito sempre Cristo, sia
come figura storica che come figura mistica che si incorpora.
Uomo prezioso che faceva innamorare tutti. A me sarebbe piaciuto
tanto conoscere quel Gesù, chissà che buon profumo emanava
dalla bocca. E vedere come faceva i miracoli. Credo fossero
qualcosa di molto simile a quello che ho letto e visto questa
notte nelle pagine di Staino, ridendo parecchio della reazione
degli astanti, le loro facce stranite e i punti di domanda nella
zucca. Il miracolo non ha nulla a che fare con le stregonerie ma
è il coraggio dell’intelligenza e dell’ingenuità, è un gioco
da ragazzi, a patto che dentro si sia capaci di essere ragazzi e
di giocare. Il miracolo, a quei tempi sanguinolenti e involuti,
era qualcuno che limpidamente diceva: «Guarda che secondo me tu
cammini benissimo, le tue gambe non hanno problemi, prova ad
alzarti». «Ma come faccio? È da quando sono nato che tutti, a
partire dai miei genitori e chiunque altro mi veda mi dice che
io non cammino.» «Secondo me non è così. Proviamo a togliere
quelle assurde fascia- ture che si ostinano a metterti, forse ti
sentirai più libero.» Miracolo! Miracolo! Cammina! Esattamente
come qui Jesus accorre per liberare dal maligno la bambina, e
l’esorcismo si compie nello spegnere la tivù. In effetti era il
vero gesto necessario, che nessuno era riuscito a concepire,
neanche si erano accorti del televisore perché assuefatti.
Jesus di Staino è il Personal Jesus di Johnny Cash, che è
quello dei Depeche Mode, è il Cristo di Piero Ciampi, di Martin
Scorsese, e, se vogliamo andare più sul recente, dell’ultimo
album di Vinicio Capossela. Non è quello del vangelo apocrifo,
e nemmeno quello della remissione dei peccati, è il Gesù che
finalmente vive, è vicino, è dentro di me, perché siamo
riusciti in tempo a tirarlo giù da quella tristissima croce e
sul muro ci abbiamo messo l’articolo di giornale con le facce di
tutti i delinquenti che lo hanno punito ingiustamente, tutti
fotografati dietro le sbarre, e questo per ricordarci tutti i
giorni che chi commette un delitto così grave se ne va in
galera nei secoli dei secoli. E ora, sdrammatizziamo un po’.
(ANSA).