La Banca centrale europea dovrebbe fare di più per stimolare la crescita. Lo dice Christine Lagarde che, attesa a Berlino, in un'intervista all'Handelsblatt, torna a stuzzicare Mario Draghi. Al presidente della Bce non piacciono i consigli, le ricorda il giornalista, accennando alla querelle di qualche settimana fa scaturite da una raccomandazione sui tassi che il numero uno dell'Eurotower non ha mostrato di gradire. Ma la direttrice del Fmi non fa passi indietro: ''Lo so, ma che dovremmo fare? Diciamo la nostra opinione quando riteniamo sia necessaria''.
Nel lungo colloquio con il giornale vicino alle imprese tedesche, c'è anche un passaggio sul dibattito sulla svalutazione dell'euro, chiesta da Parigi e rigettata da Berlino: ''Il corso del cambio sembra non pesare affatto sull'export tedesco. Mentre è un fatto che il settore delle esportazioni degli altri paesi dell'euro starebbe meglio se il corso dell'euro fosse più basso''. La Bce ha detto di monitorare i bassi tassi di inflazione e di essere pronta ad agire se ve ne fosse bisogno: ''e va bene così''.
La Lagarde spiega i motivi di perplessità sull'eurozona: ''Il flusso di credito nel settore bancario è sempre ancora fermo, i mercati del credito sono frammentati. Questo significa che nei paesi in crisi le imprese hanno chiaramente più difficoltà a ottenere credito, di quanto avvenga nei paesi economicamente forti dell'Eurozona. Inoltre i duraturi tassi bassi di inflazione comportano altri rischi aggiuntivi''. Mettendo in guardia da una ''tranquillità ingannevole'', la Lagarde insiste: ''La ripresa è in corso, questo è vero. Alcuni Paesi hanno portato a termine con successo i programmi di aiuto. Ma questo non significa che la crisi sia finita o che la nostra missione sia compiuta''. A proposito degli effetti dell'azione della Bce, che è riuscita a calmierare i mercati, la direttrice del Fmi precisa: ''A un eccesso dei mercati segue, di regola, una correzione dei mercati. Ma bisogna rilevare che per alcuni paesi dell'euro il corso degli interessi sui titoli di Stato è sceso in modo incredibilmente veloce''. Sarebbe bello - continua l'analisi - pensare che i mercati stiano valutando in modo positivo le riforme affrontate in Europa, ma la Lagarde esprime le sue riserve a riguardo. ''Sono almeno scettica''. Nelle analisi del Fmi, prima di arrivare a valutazioni positive c'è bisogno che i dati fondamentali vadano nella direzione giusta per molto tempo''.
Certo, concede, Mario Draghi ''con il suo modo abile, ha trovato le parole giuste al momento giusto''. Ma ora, aggiunge, confermando uno dei timori che circolano in Germania, il rischio che la ''sicurezza'' della situazione attuale blocchi il processo riformatore, pure sussiste: ''È una tranquillità ingannevole che potrebbe finire in delusione''. Alla domanda sul suo possibile futuro alla guida della commissione europea, risponde infine con una battuta: ''Manca solo l'idea che io possa fare il Papa. Il mio lavoro è al Fmi, il resto sono solo voci prive di fondamento''.