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Riforma statali, Camusso: ci voleva più coraggio

Madia a sindacati: irresponsabile non cambiare. Cisl: da noi protesta ghandiana

Scintille tra governo e sindacati sulla riforma della pubblica amministrazione. Cgil e Uil si scagliano contro una riforma "deludente", "senza coraggio" e che "si accanisce contro i lavoratori", ma il ministro Marianna Madia difende la sua creatura e considera "irresponsabili" le resistenze al cambiamento. La Cisl promette invece una protesta "gandhiana" contro i provvedimenti che includono anche il dimezzamento dei permessi sindacali, "senza casino". La riforma della P.a segna ''l'inizio di una rivoluzione'', ma senza cadere ''in una logica punitiva'' spiega Madia all'assemblea del Pd indicando le novità sui travet, ma si rivolge soprattutto ai sindacati, sottolineando come le loro preoccupazioni si siano concentrate sul taglio di permessi e distacchi: ''Non è responsabile fare opposizione'' quando si cerca di dare ''risposte a domande dei cittadini''. Insomma, di fronte agli attacchi dei sindacati il ministro difende la riforma, sottolineando ''l'organicità'' del progetto, che si scaglia contro ''i tre nemici'' dello Stato: ''opacità, lentezza e complicazione''. Soprattutto, il ministro non fa marcia indietro sul ''metodo'': è stato ''bellissimo'' ricevere 40 mila mail all'indirizzo rivoluzione@governo.it. Si è trattato, afferma, ''di una consultazione seria, l'inizio di un nuovo'' sistema ''per decidere in politica''.

Ora Madia confida in un ''percorso parlamentare che possa non snaturare'' i testi con la sua firma. Provvedimenti, continua, improntati a ''equità e giustizia'', fatti ''insieme a dipendenti pubblici e non contro di loro''. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, riassume così la riforma: 'Più competitivi con una P.a efficiente, meno tasse per le imprese e meno privilegi''. Ma l'appello del ministro cade nel vuoto. Anzi, la Cgil risponde esprimendo ''delusione e sconcerto'' e Susanna Camusso sottolinea che dal governo avrebbe voluto "più coraggio". Secondo il sindacato di Corso d'Italia il provvedimento fin qui conosciuto "è pieno di norme che colpiscono il lavoro pubblico e delineano un inquietante disegno di subordinazione della dirigenza pubblica. Si pensa sempre di più ad una amministrazione pubblica asservita alla politica''.

In ogni caso la Cgil si dice pronta a dare ''al Parlamento il contributo per cambiare un provvedimento che non riforma. Quel contributo che il Governo non ha ricercato e non ha voluto''. La Uil intanto si chiede come si possa ''considerare 'riforma' una proposta che, ancora una volta, si accanisce con i lavoratori pubblici?''. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, parla invece di ''una protesta'', che non cederà alle provocazioni: ''Ogni tanto si tira qualche calcio di mulo'', ''da noi ci si aspetta casino'', ma, assicura, ''non lo faremo''. E non è in programma, promette, nemmeno uno sciopero sui permessi sindacali. All'indomani del via libera ai provvedimenti di riforma, quindi, le distanze non si accorciano. E anche le rappresentanze dei dirigenti statali, con l'Unadis, insorgono, sostenendo come le nuove misure non facciano altro che aprire le porte ad uno ''spoil system becero''. Non solo il dirigente diventa licenziabile, ma non gli basterà vincere un concorso per ottenere un contratto a tempo indeterminato. Il posto fisso arriverà solo dopo tre anni in prova e un ulteriore esame finale.

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