Non delude le attese il primo consiglio di amministrazione di Fiat Chrysler Automobiles. Anzi, va ben oltre le aspettative. Arriva la ricapitalizzazione del gruppo con un prestito convertendo da 2,5 miliardi di dollari (circa 2 miliardi di euro), ma la mossa più importante riguarda la Ferrari: Fca scorpora la casa di Maranello, la quota a Wall Street e su un altro mercato in Europa. Il titolo vola a Piazza Affari: arriva a strappare quasi il 20% e chiude in rialzo del 12,79% a 8,6 euro, dopo scambi da capogiro con oltre 82 milioni di azioni, il 6,8% del capitale, passate di mano (contro una media giornaliera a ottobre di 12 milioni). All'ordine del giorno del cda, convocato nella nuova sede operativa di St James Street a Londra, ci sono soltanto i conti del terzo trimestre, ma le decisioni del board, che conferma anche gli obiettivi economico-finanziari indicati per il 2014, sono di portata storica. Il punto di partenza sono i risultati: "dimostrano una solida performance in un contesto di mercato difficile - sottolinea l'amministratore delegato Sergio Marchionne - particolarmente in America Latina. Siamo in linea per conseguire gli obiettivi che ci siamo dati per l'intero 2014".
I ricavi sono in crescita del 14% a 23,6 miliardi di euro grazie soprattutto ai marchi di lusso, l'utile netto è pari a 188 milioni di euro, in linea con quello del terzo trimestre 2013, si dimezzano le perdite in Europa, mentre l'indebitamento netto industriale cresce a 11,4 miliardi di euro. La principale novità della giornata riguarda la casa di Maranello. L'addio di Luca Cordero di Montezemolo e la decisione di Marchionne di assumere direttamente le redini della società lasciavano presagire qualche decisione importante, anche se l'ipotesi di una quotazione della Ferrari era stata smentita dai vertici del gruppo. La separazione verrà effettuata con un'offerta pubblica di una parte della quota di Fca in Ferrari pari al 10%, mentre il resto sarà distribuito agli azionisti di Fca. Alla fine la 'Rossa', di cui Marchionne resterà presidente, avrà il suo azionista di riferimento non più in Fiat Chrysler Automobiles ma in Exor con una quota stimabile intorno al 24%.
"La distribuzione ai suoi azionisti della partecipazione in Ferrari - commenta il presidente John Elkann - offre a Exor un'opportunità storica: accompagnare una nuova fase dello sviluppo della Casa di Maranello, garantendole completa autonomia e indipendenza perché possa progettare al meglio il proprio futuro industriale e sportivo". Marchionne, che definisce l'operazione "la scelta migliore", non si sbilancia sul valore della Ferrari, ma osserva che "sarà il mercato a darne una valutazione, credo ne saremo positivamente sorpresi". L'altro capitolo riguarda il rafforzamento del capitale per sostenere il piano di investimenti da quasi 50 miliardi previsto entro il 2018.
La strada scelta è quella del bond convertendo, operazione che dovrebbe essere conclusa entro l'anno: è un'obbligazione di un valore massimo di 2,5 miliardi di dollari Usa, alla cui scadenza si ha la conversione dei titoli in azioni ordinarie. Exor dà il suo sostegno con un investimento di 600 milioni di euro, cifra che corrisponde al 30% del capitale detenuto in Fca. A questa misura si aggiunge il collocamento di 100 milioni di azioni ordinarie, tra le quali 35 milioni di azioni proprie e 54 milioni per reintegrare il capitale dopo la cancellazione dei titoli che avevano chiesto il recesso. Fca ha anche annunciato anche che rimborserà in anticipo i prestiti obbligazionari di Chrysler in circolazione "per eliminare ogni vincolo contrattuale che limiti i flussi finanziari tra le società del gruppo".
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