Aumentano gli sconti fiscali: "è da quest'anno - spiega la Corte dei Conti nel documento depositato in Parlamento durante l'audizione sul Def - a seguito del varo dell'ultima legge di stabilità , che si registra un balzo nel numero (delle 'spese fiscali') con altre 43". Un 'balzo' che, calcola la magistratura contabile, vuol dire un aumento dei costi di 24 miliardi. In tal modo il nostro sistema tributario "si trova a convivere con quasi 800 eccezioni alle regole base rinunciando ad un gettito potenziale dell'ordine di 300 miliardi".
Spostare circa l'8% della base imponibile con Iva agevolata al 10% verso l'aliquota ordinaria al 22% porterebbe nelle casse dello Stato 5 miliardi. Scrive la Corte dei Conti in una simulazione sugli impatti di possibili interventi sull'Iva consegnata al Parlamento in occasione delle audizioni sul Def. Così si attuerebbe un innalzamento del "rendimento" dell'Iva che rappresenta "un obiettivo strutturale della politica fiscale", visto che l'Italia "si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell'Iva sul Pil, agendo sulla "redistribuzione tra le aliquote".
L'Italia si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell'Iva sul Pil, con un valore che non raggiunge il 6% e che è di circa 0,8 punti inferiore al valore della media Ue-27. Nel documento si ricorda anche che "la quota di base imponibile assoggettata ad aliquota ordinaria al 22% è pari a circa il 57% mentre quella assoggettata alle aliquote ridotte al 4 e 10% (circa il 43%) è di gran lunga superiore al 25% sperimentato in media in Europa". Lo stesso vale per le aliquote: l'Italia "si colloca all'undicesimo posto per livello di quella ordinaria, anche se al primo tra i maggiori paesi, mentre solo altri 4 Paesi (Francia, Lussemburgo, Malta e Regno Unito) hanno aliquote cosiddette 'super-ridotte', inferiori cioè al 5%".