(di Maria Chiara Furlò)
(ANSA) - ROMA, 20 DIC - Il tavolo istituzionale sull'Ilva di
Taranto non era ancora cominciato, eppure sembravano già tutti
d'accordo. "Speriamo che sia un incontro costruttivo", dicevano
ministro, presidente della Regione e sindacati prima di entrare
al ministero dello Sviluppo economico, manifestando la volontà
di riavvicinarsi dopo la rottura causata dal ricorso degli enti
locali contro il Piano Ambientale del governo. Peccato però che,
nonostante i migliori auspici, l'epilogo della giornata sia
stato tutt'altro che positivo. Fra meno di un mese, infatti,
potrebbe iniziare a chiudere l'Ilva.
A lanciare l'allarme è il ministro dello Sviluppo Economico
Carlo Calenda, secondo il quale, se la misura cautelare
presentata da comune di Taranto e regione Puglia insieme al
ricorso venisse accolta dal Tar il 9 gennaio, non ci sarebbe
nient'altro da fare che cominciare a spegnere l'acciaieria. Se
gli enti locali non ritirano il ricorso "il tavolo è concluso"
tuona il ministro aggiungendo che sebbene si possa andare avanti
nella trattativa con l'investitore, nel momento in cui questo
ponesse come condizione quella di costruire un'addenda
contrattuale con una garanzia statale: "non posso fare assumere
allo Stato una responsabilità di 2,2 miliardi di euro per pagare
il conto del ricorso". Entrando più nel dettaglio, Calenda ha
spiegato che con il ritiro della sola misura cautelare (su cui
si sono mostrati disponibili sia il sindaco Rinaldo Melucci che
il governatore Michele Emiliano) e non di tutto il ricorso, c’è
la possibilità che il giudice - anche tra 2-3 anni- renda nullo
il Piano Ambientale. Questo porterebbe gli investitori, ossia Am
Investco Italy, a chiedere allo Stato una garanzia sui soldi
investiti e che potrebbero andar persi, appunto una cifra di 2,2
miliardi di euro. Per Michele Emiliano però, le obiezioni del
ministro "sono tutte sciocchezze, non è affatto vero che il
ricorso blocchi alcunché", come pure "non è vero che
ArcelorMittal (guida della cordata di Am Investco ndr) se ne
va". Secondo il governatore pugliese, il tavolo istituzionale
era cominciato e sarebbe andato avanti benissimo se al ministro
Calenda non fosse venuta una vera e propria "crisi isterica",
tale da fargli abbandonare la stessa riunione. Cronaca degli
eventi che è stata però smentita dal ministro e dalla segretaria
generale della Fiom-Cgil Francesca Re David, presente
all'incontro. "Assolutamente no", ha risposto infatti la
sindacalista a chi le chiedeva conferma della crisi di nervi del
ministro, come pure ha definito "una follia" la proposta di
Emiliano di continuare la trattiva sull'Ilva senza Calenda. Il
fronte sindacale infatti si è mostrato ancora compatto sulle
stesse posizioni del ministro, chiedendo di nuovo agli enti
locali di ritirare il ricorso e di lasciare che la trattativa
continui, a tutela dei 20mila lavoratori coinvolti, delle loro
famiglie e dei cittadini di Taranto. Per questi ultimi comunque
ci sono delle buone notizie. La copertura dei parchi minerari
avverrà a prescindere dal ritiro del ricorso, anzi i lavori (che
partiranno il primo febbraio) dureranno al massimo 24 mesi e non
più 36. Inoltre, per il risanamento ambientale della città, il
ministero dell'Ambiente e quello per la Coesione territoriale
hanno previsto interventi per 40 milioni di euro.(ANSA).