"Il ministro Fraccaro la settimana prossima porterà in Parlamento la riforma che taglia 345 parlamentari della Repubblica". Lo ha annunciato il vicepremier Luigi Di Maio dal palco di Cagliari, ultima tappa del suo tour in Sardegna. "Prima dell'estate, questa legge e quella sul referendum propositivo saranno approvate - ha aggiunto - così riduciamo di un terzo i parlamentari e creiamo uno strumento per approvare le leggi senza più dipendere dai politici".
"Non mi scandalizzo per il fatto che si vada in piazza a dire che si era per il Sì alla Tav: diciamo che abbiamo fatto la campagna contro le trivelle insieme per il referendum sia noi che la Lega in tempi non sospetti, quando nel 2015 non avevamo nessuna intenzione di neanche di firmare un contratto di governo". "È semplicemente il fatto che queste sono due forze politiche che hanno convinzioni diverse - ha osservato Di Maio poco prima di salire sul palco a Porto Torres, prima tappa del suo tour di 24 ore in Sardegna - Infatti per questo come Movimento 5 Stelle, quando abbiamo iniziato il percorso di governo, abbiamo chiesto un contratto di governo perché io sapevo che ci saremmo ritrovati in queste situazioni".
Di Maio ha parlato anche della legittima difesa: "Prima si approva la legge sulla legittima difesa e meglio è", ha detto. "Non ci sono altre letture, l'ultima lettura è alla Camera - spiega Di Maio - La Lega ha proposto la legittima difesa e noi voteremo la legittima difesa".
"Per come la vedo io possiamo riprenderci e ripartire alla grande se colmiamo tutto quel divario che c'è tra noi e gli altri Paesi del nord Europa - ha detto ancora il vicepremier rispondendo alle domande dei cronisti sul rischio recessione in Italia, durante la sua prima tappa del tour elettorale in Sardegna - su intelligenza artificiale, blockchain, nuove tecnologie, investimenti su nuove forme di produzione energetica e soprattutto aiuti alle persone in difficoltà ". "È chiaro che la nostra economia continuerà a rallentare, perché i nodi stanno arrivando al pettine - ha aggiunto - l'Italia e gli altri Paesi d'Europa erano convinti, in questi anni, di poter affrontare il nuovo millennio con gli strumenti del vecchio".