Il Mondiale con la Ferrari è sempre stato il suo grande sogno e lasciare ora che il Cavallino rampante ha venti punti di vantaggio sulla Mercedes, e Sebastian Vettel domina la classifica piloti, è davvero un peccato. La firma sulla vittoria, se arriverà , sarà comunque quella di Sergio Marchionne, che lascia la guida dell'azienda - avrebbe dovuto farlo nel 2021 - a Louis Carey Camilleri e John Elkann dopo averne assunto la guida nel 2014 proprio per riportarla in trionfo.
"Per la Ferrari è importante vincere - aveva detto - e sono anni che facciamo fatica...". Era il giorno del flop al Gp di Monza, Fernando Alonso fuori dopo 29 giri col motore spento e Kimi Raikkonen soltanto nono alla bandiera a scacchi. Ben altra immagine rispetto a quelle della SFT1H che domina a Silverstone e che oggi conquista la pole ad Hockenheim - con tanto di dedica a Marchionne da parte di Vettel. In mezzo una vera e propria rivoluzione. Sportiva ma non solo.
Con Marchionne alla guida di Fca, la Ferrari è tornata ad essere un gioiello di famiglia, il 90% delle sue azioni in mano grazie al riacquisto delle quote di Mediobanca e del fondo sovrano di Abu Dhabi Mubadala. Lo spin off e la quotazione in Borsa, a Wall Street e a Milano, sono uno dei capolavori del manager italo-canadese. Che ha sì portato la sede della Rossa in Olanda, ma con l'operazione le ha dato radici solide. E italianissime. "La Ferrari è nata e morirà italiana - disse pochi giorni dopo il suo insediamento alla presidenza -. Se qualcosa venisse prodotto fuori sarebbe osceno, totalmente inconcepibile. Se non nascesse qua non sarebbe più la Ferrari".
Così è e così sarà anche con Elkann presidente e Camilleri ceo, che subentrano alla guida di una azienda avviata a "un altro grande anno", come aveva osservato Marchionne commentando i risultati record del primo trimestre 2018, l'utile netto in aumento del 19,4% e ricavi superiori ai 3,4 miliardi. A settembre, dopo il Gp di Singapore, è prevista la presentazione del piano industriale, ma il futuro è già tracciato con l'annuncio di un suv, il primo del marchio. Arriverà a fine 2019 e sarà ibrido; la produzione a Maranello - dove la linea è già predisposta e aumenterà la forza lavoro -, che produrrà anche i motori per la Maserati. E poi una supercar, elettrica anche questa, per un Cavallino protagonista anche sul mercato delle elettriche di lusso.