Nuovo affondo da Bruxelles sull'Italia dopo il duello di venerdì scorso tra Jean-Claude Jucnker e Matteo Renzi. Ai piani alti delle istituzioni europee c'è preoccupazione per i rapporti con Roma e oggi fonti Ue di alto livello, in un colloquio riservato, hanno osservato che Juncker era e resta amico di Renzi ed anche il miglior alleato dell'Italia. Ma poi hanno spiegato che venerdì il presidente della Commissione ha sostanzialmente perso la pazienza a causa dei troppi malintesi nati perché l'esecutivo europeo non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati. E hanno fatto osservare che i problemi di comunicazione con le capitali, se non risolti, possono diventare problemi politici. A mancare, secondo le fonti, sarebbe il dialogo continuo con gli sherpa, che le altre capitali inviano sui diversi temi specifici: un metodo di lavoro che permette di smussare gli angoli, come accaduto ad esempio con la Francia, che in autunno ha inviato specialisti in pianta stabile alla Commissione per "negoziare per settimane" fino all'ultima virgola sulla bozza di finanziaria. A Bruxelles negli ultimi mesi si è invece osservato un vuoto di comunicazione, vuoto che ha portato a ricostruzioni fattuali fuorvianti sulle banche, sull'Ilva, la flessibilità, ma anche sulle dimissioni dell'esperto giuridico Carlo Zadra, unico italiano presente nel gabinetto Juncker, che - secondo le fonti - sarebbero state strumentalizzate politicamente da Roma. Non viene capito, nei palazzi europei, perché l'Italia non abbia ancora sbloccato il finanziamento per il fondo di 3 miliardi per la Turchia, pur avendo ottenuto l'assicurazione scritta che i contributi nazionali non avrebbero pesato sul computo del deficit. "Polemiche inutili", le ha definite il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferendosi alle parole di Juncker di venerdì. E di fronte al nuovo affondo di oggi sulla presunta mancanza di un interlocutore a Roma, il titolare della Farnesina ha tagliato corto, ricordando che "l'Italia ha un governo nel pieno dei suoi poteri" che con il premier e i vari ministri dialoga con Bruxelles a seconda dei dossier.
Intanto però gli europarlamentari Pd - che rappresentano la delegazione più numerosa in seno ai socialisti - hanno chiesto un "chiarimento" tra Italia e Commissione. E l'eurodeputata Simona Bonafè ha sostenuto che Federica Mogherini non difende abbastanza gli interessi nazionali in seno alla Commissione come suoi altri colleghi fanno per i rispettivi Paesi, salvo poi riconoscerne il "delicato lavoro" in Iran e Libia.
L'Alto rappresentante per la politica estera dal canto suo ha cercato di gettare acqua sul fuoco affermando che "gli interessi dell'Italia e della Ue coincidono", che "i canali con il Governo italiano ci sono e sono sempre aperti". La vicepresidente e membro italiano della Commissione poi ha sottolineato che l'obiettivo comune si vede su questioni come flessibilità e immigrazione: "In un anno sono stati introdotti strumenti che prima non c'erano, grazie all'Italia e alla Commissione". Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, che della Commissione dovrebbe essere uno dei primi interlocutori, ha osservato che le dichiarazioni raccolte oggi sono "inusuali" e ha sottolineato che per l'Italia i problemi "si risolvono con la politica, affrontando i temi che abbiamo posto sul tavolo, innanzitutto nell'interesse di quell'Europa che deve cambiare". E ha specificato: "Noi non abbiamo problemi personali con nessuno dei membri della Commissione". Tanto che, ha aggiunto, "non c'è nessun problema di dialogo del Governo coi singoli commissari sui dossier: il dialogo c'è e prosegue anche in questi giorni su alcuni dossier citati da queste fonti anonime". Ma Gozi ha osservato pure che "in nessun Paese c'è un unico interlocutore di tutta l'Unione europea: ogni ministro fa il suo lavoro, lo fa il presidente del Consiglio innanzitutto, ed i ministri competenti sui singoli temi". E ha concluso dicendo che "la politica europea si fa anche con un importante coordinamento", come avviene nel "comitato interministeriale per gli affari europei che si riunisce a Roma ogni mese per coordinare le posizioni dell'Italia".