La prima regola del calciosociale è parlare a tutti del calcio sociale. E’ un gioco, innanzitutto, è uno stile di vita ed è anche una terapia, parola di un gruppo di studio che ne analizzato gli effetti su pazienti psichiatrici. Prima di ogni altra considerazione occorre far sapere al lettore che il calcio sociale si identifica con il suo fondatore: Massimo Vallati, classe ’76 e una storia che in un romanzo d’appendice sarebbe definita "turbolenta".
Da preadolescente ha giocato a calcio a livello agonistico, da adolescente è diventato un ultrà della Lazio poi quando si è reso conto che il calcio in quell’ambiente aveva perso “spontaneità” ne è uscito. A venti anni è entrato in polizia. Ci è rimasto per quattro anni e mezzo, lavorando a Roma e poi ha lasciato la divisa e ha studiato cinema e regia. Ma il calcio è rimasto il suo pallino. In una reazione di rigetto alle brutture della curva e ai personaggi del giro che ancora conosce ha inventato un gioco del calcio che quasi nulla ha a che vedere con quello seguito da milioni di persone e lo ha chiamato “calciosociale”, una parola sola. Ha proposto il modello al prete di una parrocchia ma ha capito che aveva le potenzialità di uscire dai confini delle mura dell’oratorio.
Il 13 luglio del 2009, Calciosociale – che intanto è diventato una società - è entrato in possesso di una struttura sportiva in stato di totale abbandono, in Via di Poggio Verde 455, nel quartiere di Corviale, il Serpentone, il chilometro di cemento armato e vetro, opera di edilizia popolare alla periferia sudorientale di Roma dell’architetto Mario Fiorentino costruita nel 1975 e mai completata, ad alta concentrazione di abbandono e criminalità. Talmente criticata da aver fatto nascere la leggenda metropolitana per cui il Corviale, con la sua massiccia struttura monocolore, ha tolto il ponentino a Roma.
Cinque anni e un milione e quattrocentomila euro dopo – in parte donazioni private, in parte finanziamenti pubblici, in parte autofinanziamento – è nato il nuovo Campo dei Miracoli, una struttura moderna con un campo di calcio con intaso naturale, una palestra con il soffitto fatto da corteccia di alberi, una casetta della spiritualità (ex domicilio di un componente della banda della Magliana, racconta Vallati), una sala polifunzionale e il progetto di una mensa con forno a legna. Oggi il Calciosociale ha portato a casa un altro risultato: come best practice italiana sarà presentata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Del Rio ai ministri dello Sport dell’Unione Europea come esperimento (riuscito) di recupero delle attività sportive nelle periferie.