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Il 2015 e gli attentati jihadisti
Dalla strage di Charlie Hebdo a quelle del Bataclan e di Parigi tutta: l'Isis ha alzato il tiro, colpendo duramente non più solo i simboli ma anche la quotidianità del Vecchio Continente
Il 2015 resterà scolpito nella memoria, ed è già nella storia, come l'anno dei sanguinari attentati terroristici in Francia e per la cosiddetta 'jihad' entrata nel cuore vivo dell'Europa. A gennaio l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo, l'uccisione di una poliziotta a Montrouge e l'attacco al supermercato kosher paralizzarono per tre giorni la Francia. Ma fu uno choc per tutto il Vecchio Continente, rimasto attonito di fronte a quel video, ripreso in tutto il mondo, che mostrava due terroristi armati di kalashnikov sparare a bruciapelo contro un poliziotto inerme sul marciapiede. Ma fu solo l'inizio di un anno terribile di cui non si poteva certo prevedere il drammatico epilogo del 13 novembre, quello che è stato ribattezzato l'11 settembre francese.
Subito dopo gli attacchi di gennaio è scattata la caccia ai terroristi e l'Europa tocca con mano cio' che evidentemente gli 007 stavano tenendo sotto osservazione da tempo, ossia che in Belgio, tra Bruxelles e Anversa, si annidano pericolosi covi del fondamentalismo islamico. A Verviers quindi il primo dei blitz delle forze speciali: il 15 gennaio furono uccisi due sospetti jihadisti. Il loro capo era proprio Abdelhamid Abaaoud, belga, la presunta 'mente' dei successivi attentati di Parigi poi ucciso nel blitz di Saint Denis. Poi di nuovo un'altra operazione a Molenbeek, Bruxelles, altro importante focolaio di jihadisti. Qui Salah Abdeslam, tuttora il ricercato numero uno, sarebbe rocambolescamente sfuggito all'assedio nascondendosi in un mobile.
"La Francia e' stata colpita in quello che ha di più sacro: la libertà d'espressione, la Repubblica, l'eguaglianza", disse il presidente francese Francois Hollande dopo l'attacco a Charlie Hebdo. Non è un caso se l'Isis ha voluto attaccare più volte e duramente proprio Parigi, cuore della Francia e culla di libertà che sono le fondamenta della grande Republique. Ma se con Charlie Hebdo è stato colpito un simbolo, quella libertà di espressione che i disegnatori difendono anche attraverso le vignette satiriche sull'Islam, il 13 novembre l'Isis ha alzato il tiro, cambiando gli obiettivi del proprio folle disegno: il terrorismo ha colpito la quotidianità di Parigi e soprattutto tanti giovani che trascorrevano il venerdì sera tra ristoranti e sale concerto. E questo ha prodotto inevitabilmente un cambio di prospettiva nella vita quotidiana del Vecchio Continente, nonostante gli sforzi di tornare alla normalità per non piegarsi davanti al terrorismo.
Intanto l'Isis continua a minacciare l'Occidente: di nuovo e non solo la Francia ma anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'Italia, con i ripetuti slogan del tipo "Invaderemo Roma", accompagnati nei video dalle solite bandiere nere issate su monumenti simbolo e, in un recentissimo filmato, da carri armati che avanzano verso il Colosseo. Che sia propaganda o no, ormai è certo che l'Europa dovrà fare i conti con questa nuova sfida.
(a cura di Giosué Maniaci)
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
L'annus horribilis per la Francia, nel mirino del terrorismo islamico, si apre il 7 gennaio con la strage di Charlie Hebdo. Ma continua con attentati sventati, chiese cattoliche nel mirino e l'episodio del marocchino che spara sul treno Tgv. Per concludersi con le stragi del 13 novembre, lucidamente pianificate dai terroristi nella capitale.
In gennaio, dunque, l'attacco nella redazione del mensile satirico Charlie Hebdo (12 morti) e la presa di ostaggi nel supermercato kosher si concludono dopo due giorni con l'uccisione degli attentatori, i fratelli Cherif e Said Kouachi e il loro fiancheggiatore Amedy Coulibaly, che uccide 4 persone prima di essere freddato dalle forze speciali. Il primo ministro francese Manuel Valls parla pero' di altri "cinque attentati" sventati, annunciando l'arresto di Sid Ahmed Ghlam, studente parigino sospettato di un imminente attentato contro una chiesa della banlieue parigina, in nome dell'islam piu' radicale.
In febbraio tre militari di servizio davanti a un sito della comunita' ebraica di Nizza vengono aggrediti con un coltello dal francese di origine africana Moussa Coulibaly. Poi l'attentato sventato con l'arresto dello studente di informatica Sid Ahmed Ghlam, trovato in possesso di un arsenale di guerra e pronto ad attaccare chiese di Villejuif, banlieue di Parigi. Anche se poi si appura che il movente era personale, in giugno la decapitazione di un imprenditore nella banlieue di Lione fa salire ulteriormente la tensione nel Paese dato che a compiere l'azione era stato un uomo di origini arabe con messinscena tipica della jihad.
Lanciando l'allarme per tutti treni d'Europa, in agosto un marocchino apre il fuoco su un Tgv: l'attentatore viene placcato da tre americani che con il loro coraggio evitarono quella che poteva essere una strage. Secondo il ministero dell'Interno poco meno di 2.000 francesi sono legati a organizzazioni coinvolte nella "guerra santa" islamica o nelle organizzazioni radicali in Siria o in Iraq.
Il 13 novembre sono da poco passate le 21 quando a Parigi scoppia l'inferno. Una serie di attacchi terroristici coordinati si verificano in meno di un'ora in banlieue, nella zona intorno allo Stade de France che ospita la partita di calcio Francia-Germania, e a Parigi 'intra-muros': rue de Charonne, Boulevard Voltaire, Rue Alibert, Rue de la Fontaine au Roi e il teatro Bataclan, nei quartieri nord-est della capitale. I terroristi, otto in tutto secondo l'Isis che ha rivendicato gli attacchi, utilizzano fucili mitragliatori, granate ed esplosivi, oltre a giubbotti da kamikaze. Il bilancio e' di 130 morti e i feriti sono oltre 350, di cui un centinaio dei quali molto gravi. I jihadisti, alcuni francesi e belgi, potrebbero essere anche nove o dieci secondo gli inquirenti e hanno operato a bordo di almeno tre macchine. I tre che si sono fatti esplodere fuori dallo stadio (non sono riusciti ad entrare e la strage e' stata evitata), fanno soltanto una vittima. Una Polo nera viene utilizzata per l'attacco al Bataclan, dove e' in corso un concerto degli Eagles of Death Metal. E' la strage piu' grave con 90 morti, tra cui l'italiana Valeria Solesin. Una Seat nera e' l'auto dell'assalto al Cafe' Comptoir Voltaire e altri locali del quartiere. A bordo ci sono tre persone, tra cui Brahim Abdeslam (che si fa esplodere) e Abdelhamid Abaaoud, ritenuto il 'cervello' dell'operazione. Salah Abdeslam, fratello di Brahim e tuttora ricercato, si trovava a bordo di una Renault Clio che abbandona a Montmartre prima di fuggire verso Bruxelles, la sua citta'.
Dopo gli attentati la Francia ha disposto la massima allerta sul territorio, con il dispiegamento del piano di prevenzione del terrorismo Vigipirate al suo massimo grado.
All'alba del 18 novembre raid della polizia nella banlieue parigina di Saint-Denis, alla ricerca di Abdelhamid Abaaoud, la 'mente' delle stragi: nell'assalto muoiono tre persone, tra questi lo stesso Abaaoud, una sua cugina falsamente indicata per un paio di giorni come la prima donna kamikaze in Europa, Hasna Ait Boulahcen, e un terzo uomo, i cui resti vengono ritrovati tra le macerie del covo dei terroristi.
Il 19 novembre le forze speciali belghe conducono alcuni blitz a Molenbeek-Saint-Jean, il quartiere di Bruxelles considerato un covo di jihadisti.
Dopo una settimana dei fatti di Parigi, il terrore si sposta a Bruxelles, dove le autorita', nel timore di un attacco simile a quelli parigini, blindano la citta' durante il fine settimana, con mezzi militari per le strade, metropolitana e centri commerciali chiusi. Una decina di persone sarebbero ricercate. Tra queste Salah, portato in Belgio da due suoi amici, probabilmente assieme a quella cintura esplosiva che avrebbe dovuto innescare il 13 novembre. Il terrorista viene visto aggirarsi nelle strade di Bruxelles. Intanto secondo la stampa locale le forze di sicurezza scoprono un vasto arsenale di armi e prodotti chimici a Molenbeek, ma le autorita' non confermano.
Salah Abdeslam, 27 anni, francese, tra gli esecutori delle stragi del 13 novembre, e' forse il terrorista piu' ricercato in questo momento. Non solo dalla polizia ma - si dice - anche dai boia dello Stato islamico, infuriati con lui per aver tradito la parola data non immolandosi da kamikaze durante le stragi di Parigi. La polizia francese ha diffuso nuove immagini del terrorista, che per camuffarsi indosserebbe occhialoni con montatura nera da 'nerd' e cappellino da rapper. L'uomo userebbe anche un altro nome: Yassine Baghli. Secondo le ultime testimonianze si nasconderebbe a Bruxelles o nei dintorni dopo essere rocambolescamente sfuggito al blitz di Moleenbek nascondendosi dentro ad un mobile. Avrebbe anche chiamato i suoi amici chiedendo aiuto per scappare in Siria.
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14 novembre 2015. Hollande parla alla nazione dopo le stragi. Il 15 novembre cominceranno i bombardamenti francesi su Raqqa, dove sarebbero stati addestrati alcuni attentatori di Parigi
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Cesar Lardon ha poco piu di vent'anni. Era al concerto nel teatro Bataclan durante l'attacco terroristico che ha sconvolto Parigi. Lo incontriamo mentre attende che i due poliziotti che bloccano l'accesso alla sua via, a qualche decina di metri dal luogo della strage, lo accompagnino nel suo appartamento. Ai piedi, le stesse scarpe da ginnastica che indossava al concerto. Ancora macchiate di sangue.
D - Eri nel teatro Bataclan?
R - Sì, il concerto era cominciato da un'ora, forse un po' meno, quando abbiamo sentito dei colpi molto secchi e molto forti. All'inizio ho pensato fossero petardi, o qualcosa del genere. Mi sono voltato e ho visto delle persone che hanno cominciato ad urlare e ci siamo tutti gettati a terra. E tutti a quel punto abbiamo capito. C'erano delle persone con armi da fuoco e a quel punto è scattato il panico. Non so come descriverlo, ho sentito una sorta di vulnerabilità... E' durato cinque, lunghissimi minuti, in cui non potevamo fare nulla, soltanto ascoltare i colpi d'arma da fuoco e le persone che si riparavano dietro di me. Io ho avuto la fortuna di stare nelle prime file del concerto. I terroristi sono saliti al secondo piano. I colpi d'arma da fuoco si sono fermati per uno o due minuti. In quel momento la folla ha iniziato a dirigersi verso l'uscita che si trova alla sinistra del palco. Ho potuto raggiungere l'uscita anche se in modo difficoltoso, camminando sui corpi delle persone. C'erano persone a terra. Sono corso verso le scale e quando sono arrivato fuori ho visto altre persone a terra. A quel punto ho cominciato a correre, cercando di allontanarmi il più possibile dal Bataclan. Mi sono rifugiato da alcune persone che abitavano lì vicino.
D - Vedo che hai una ferita all'occhio.
R - E' successo ieri sera (13 novembre, ndr), ma non so come me la sono procurata. Non ne ho idea. Devo aver ricevuto un colpo durante la bagarre, durante il panico.
D - Hai del sangue sulle scarpe.
R - Sì, è sangue, ma non è il mio.
D - Alcuni testimoni riferiscono che ci sono state delle esecuzioni a freddo. Hai visto o sentito qualcosa?
R - Ho visto che sparavano a vista. Cioè sparavano senza fare alcuna distinzione. Ma non la definirei un'esecuzione sommaria, nel senso che non hanno allineato la gente contro un muro per sparargli. Sparavano alle persone che si trovavano davanti a loro. Colpivano le persone che si paravano loro di fronte e basta. Per ucciderle.
D - Li hai visti in faccia o avevano il viso coperto?
R - Avevano il viso scoperto. Ho visto veramente per poco i loro volti perché stavo cercando di proteggermi la testa. Ma posso dire che avevano l'aria relativamente giovane. Più o meno fra i venti e i trent'anni.
D - Hai perso qualcuno?
R - No, ero con un'amica. Ma si è salvata e anche lei sta bene.
(Intervista di Federico Garimberti e Michela Suglia)
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