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La 'Madonna con la Pistola'
All'ombra del Vesuvio le uniche due opere italiane del più famoso esponente mondiale della Street Art
Banksy e Napoli. Che e' come dire Banksy e l'Italia, visto che le uniche due opere italiane del più famoso esponente mondiale della Street Art si trovano all'ombra del Vesuvio.
Il primo lavoro, in Via Benedetto Croce, e' una interpretazione dell'estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, che ha in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo. O meglio aveva, perche', come spesso accade con i murales, e' stata coperta e cancellata dal lavoro di un altro writer nel 2010.
Dell'opera napoletana dell'artista di Bristol, dunque, resta solo la 'Madonna con la Pistola', uno stencil in Piazza dei Girolamini, sul muro di un palazzo il cui intonaco ha visto giorni migliori. La Vergine di Banksy, un revolver al posto dell'aureola, guarda in alto, verso un'altra Madonna, quella raffigurata in una edicola votiva ora scomparsa, che era collocata a pochi passi di distanza quando lo street artist inglese ha realizzato l'opera. Un delicato parallelismo, se non tra sacro e profano, quantomeno tra sacro e dissacrante. Il rischio, per Napoli e per il mondo intero, di perdere l'ultimo lavoro italiano di Banksy era elevatissimo
E' stato un colpo di fulmine, un'idea nata per caso, spiega Mariano Russo, 43 anni, innamorato visceralmente della sua Napoli, amministratore di condominio per professione, mecenate per vocazione, ideatore ed 'esecutore materiale' del salvataggio della Madonna con la pistola.
"Sono andato a curiosare su internet - racconta all'ANSA - e mi sono imbattuto in diverse iniziative per contribuire alla sua conservazione. In particolare ho trovato una petizione online, alla quale anche io ho aderito, e diversi appelli che invitavano il comune ad attivarsi per tutelare il lavoro dello street artist inglese".
Il nemico numero uno, pero', restava il tempo. "Pensando al destino del lavoro dell'artista inglese in via Benedetto Croce - dice Mariano Russo -, ho deciso di fare qualcosa per preservare la Madonna, sia dagli agenti atmosferici, che, soprattutto, da atti vandalici. Sono passato direttamente all'azione: ho preso le misure del muro, ho rintracciato e contattato l'amministratore dello stabile e ho chiesto l'autorizzazione. Subito dopo ho comprato il plexiglass necessario, e, con l'aiuto del mio fabbro di fiducia, abbiamo montato la copertura".
La lastra e' stata montata scostata dal muro, per permettere all'aria di circolare ed evitare la formazione di condensa.
Il Banksy di Piazza dei Girolamini e' salvo, almeno per ora. Ma quello che preme a Mariano Russo e' lanciare un messaggio, con una passione tutta partenopea. "Potevo tranquillamente rimanere anonimo - spiega -, per me non sarebbe stato assolutamente un problema. Pero' mi interessava raccontare questa breve storia per dimostrare che tutti possiamo fare qualche cosa, anche piccola, ma certamente utile. A chi mi chiede 'perche' lo hai fatto?' rispondo semplicemente: 'ne sentivo l'esigenza'".
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Dopo quasi un secolo e' possibile tornare ad ammirare La Cena di Emmaus, dipinto ad olio del seicento realizzato dal maestro campano Massimo Stanzione. L'ultima volta fu esposto a palazzo Pitti nel 1922.
A tirarlo fuori dall'oblio e' stato sempre lui, Mariano Russo, alcuni mesi prima di intraprendere l' 'operazione Banksy'. Il mecenate napoletano si e' imbattuto nella Cena durante una visita guidata alla chiesa dei Girolamini. E' stata proprio la guida a spiegare al gruppo che il quadro era in attesa di restauro, e che per riportare la tela all'antico splendore erano necessari settemila euro.
"Una cifra che mi e' sembrata accessibile - spiega all'ANSA Mariano Russo -. Uscito dalla chiesa, di cui sono follemente innamorato, ho contattato amici e parenti per sondare la loro disponibilita' a contribuire alle spese".
"Poi ho avuto l'illuminazione - prosegue -: settemila altro non e' che il prodotto di 350 per venti. Mi e' bastatto mettere insieme 350 persone che potessero e volessero donare 20 euro per salvare la Cena in Emmaus. Ci e' voluto un mese per mettere insieme la cifra necessaria".
Massimo Stanzione, nato secondo alcuni a Frattamaggiore o, secondo altri, a Orta di Atella, e' stato soprannominato il Guido Reni napoletano. Nei suoi dipinti si nota l'influenza della pittura emiliana, di Guido Reni ma anche del Domenichino, unita all'uso della luce tipico del periodo successivo a Caravaggio. "La cosa piu' bella - conclude Mariano Russo parlando dell'iniziativa popolare che ha portato al restauro della tela - e' che i contributi sono arrivati anche da persone lontane da Napoli, persone che a Napoli non sono mai state, persone che, semplicemente, si sono appassionate all'iniziativa".
Accanto all'opera un cartello ricorda il restauro, eseguito dallo studio Zorzetti-Foglia, e l'iniziativa di Mariano Russo. Un Qr Code, leggibile da qualsiasi smartphone, rimanda invece alla lista completa degli oltre centosessanta benefattori
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Mariano Russo e' nato a Napoli nel 1973, vive al Vomero con la moglie e con una bimba di 4 anni. Da quando aveva 22 anni lavora come amministratore di condominio, una professione gia' svolta dal papa', scomparso prematuramente. Ama Napoli tanto quanto la sua famiglia, e il salvataggio del Banksy e della Cena in Emmaus sono solo la punta dell'iceberg di una serie di iniziative che ha intrapreso per la sua citta'.
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