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Dal disagio mentale al lavoro, la sfida
Non chiamateli 'Nessuno'. Chiamateli Cristiano, Iacopo, Luigi, ma potrebbe essere vostro fratello, una cugina, un caro amico, un genitore. Donne e uomini, ragazze e ragazzi che lottano ogni istante della loro vita per dire 'ci sono', 'esisto'.
Sono i 'soci', così si chiamano tra loro, del Club Itaca Roma che proprio in questi giorni ha compiuto cinque anni. All'inaugurazione, nel 2011, c'era con loro Clio Napolitano. La loro è una storia di lotta e di piccoli e grandi successi di chi soffre un disagio psichico, disabilità nascosta spesso stigmatizzata.
La loro casa è in una palazzina del quartiere Montesacro della Capitale. E' qui che si porta avanti e si sperimenta ogni giorno l’innovativo metodo di reinserimento socio-lavorativo "Clubhouse Internationa". La struttura ha finora accolto 63 soci/utenti tra i 20 e i 45 anni con disagio psichico grave, di cui 23 hanno già avuto esperienze occupazionali presso imprese esterne (6 dei quali sono stati assunti a tempo indeterminato). In questi anni l’Associazione Progetto Itaca Roma ha formato e sostenuto più di 200 famiglie, informato e sensibilizzato oltre 1000 studenti delle scuole, coinvolto circa 50 utenti nei Gruppi Auto Aiuto.
Portare i giovani con disabilità psichica da essere inabili al lavoro ad essere nuovamente abili. Come? Applicando il metodo di riabilitazione psichiatrica Clubhouse International®, che coinvolge 100mila persone in 340 strutture di 34 Paesi del mondo. Questa è la missione dell’Associazione per la salute mentale Progetto Itaca Roma
I disabili occupati in Italia sono meno del 18%, quelli con difficoltà psichiche solo l'1,5%; per l’85% dei disabili la pensione rappresenta la maggiore fonte di reddito, oltre 750mila sono però iscritti alle liste di collocamento. Ma con la recessione economica le aziende possono chiedere la sospensione dagli obblighi di assunzione previsti dalla legge 68/99, così il 25% dei posti riservati rimane scoperto. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, questa situazione costa tra l'1 e il 7% del PIL.
“Per i bisogni di benessere collegati alla salute mentale si parla della sfida sanitaria del Terzo millennio, che riguarda il 38,2% degli abitanti del Vecchio continente, per un totale di quasi 165 milioni di pazienti su una popolazione di 514 mln - spiega Guido Valentini, direttore del centro di riabilitazione psichiatrica di Progetto Itaca Roma -. Noi pratichiamo ogni giorno un percorso di socializzazione e occupazione che rimette l’individuo al centro, impegnando Soci/utenti e Staff secondo i tempi umani del fare insieme, fianco a fianco, nella gestione del centro di riabilitazione. E’ un settore su cui bisogna investire, con programmi che facilitino l’occupazione giovanile anche del personale impiegato, come attraverso il Servizio Civile, di cui si parla nella Riforma del Terzo Settore”.
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Il mio nome è Eleonora. Ho conosciuto il Club Itaca Roma da un'amica che, sapendo dei miei problemi, si è documentata su Internet per trovare un'alternativa alla vita da reclusa a cui la mia condizione di malessere mentale mi aveva confinato. Oggi, dopo cinque anni di lavoro qui al Club, tante cose sono cambiate. Ho ritrovato le forze per riappropriarmi della mia esistenza: sono in contatto con persone che stimo e con cui ho stretto amicizia; sono fidanzata con un uomo che riesco ad amare; ho ritrovato il piacere di stare in famiglia con i miei cari e di dialogare con loro in modo positivo.
Posso dire che "ne è passata di acqua sotto i ponti" e scrivo queste poche parole per dare un messaggio di speranza a chi non trova la forza di credere in sé e negli altri. Accanto alle cure farmacologiche è necessario tessere intorno a sé una rete di relazioni costruttive ed è questo che ho cercato di fare in questi anni di riabilitazione. Opportunità che mi è stata offerta come un dono perché tutti i servizi ricevuti dal Club sono gratuiti, per chi come me soffre di disagio psichico, attraverso le donazioni provenienti esclusivamente da privati. Per questo ringrazio tutto il personale, i volontari e gli utenti di Progetto Itaca e chi ha creduto in me anche in ambito lavorativo, perché sono circa due mesi che ho firmato un contratto a tempo indeterminato con un'importante azienda multinazionale.
La vita, è proprio il caso di dire, riserva tante sorprese anche a chi ha più difficoltà degli altri a saperle cogliere. È vero, ho passato momenti, molti anni cupi, ho quasi abbandonato gli studi, eppure poi qualcosa all'orizzonte mi ha convinto che anch'io, nonostante qualcosa nella mia mente fosse diversa da quella degli altri, potevo vivere una vita dignitosa e soddisfacente.
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Il 73% dei Centri di Salute Mentale (CSM) italiani è inefficace di fronte alla richiesta di aiuto di una mamma disperata per un'emergenza che sta sconvolgendo la vita del figlio. E' quanto denuncia una ricerca condotta da Renzo De Stefani, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Provincia di Trento e referente nazionale del movimento "Le Parole ritrovate".ì L'indagine, denominata 'buone pratiche', è stata svolta telefonicamente nel marzo 2016 e ha riguardato 51 CSM italiani. Lo scopo è stato quello di valutare la risposta dell'operatore telefonico del CSM a una segnalazione di crisi di un genitore.
Questa la situazione 'tipo' presentata: "Sono la mamma di Giovanni. Giovanni è il nostro secondogenito, ha 22 anni e frequenta l'università di legge. Non ha mai avuto problemi particolari, salvo un po' di timidezza e una scarsa frequentazioni di amici e amiche. Non crediamo abbia una ragazza perché con noi parla poco. Da 2 giorni si è chiuso in camera sua. Non ci apre. Non ci risponde quando gli parliamo. Non accetta il cibo perché non apre la porta. Forse di notte esce dalla stanza e prende qualcosa in frigorifero. Lo sentiamo ogni tanto parlare a voce alta come se avesse un dialogo con qualcuno che è in stanza con lui. Non riusciamo a capire cosa dica perché la voce si alza e si abbassa e i contenuti sono confusi. Siamo molto preoccupati. Cosa dobbiamo fare? Potete venire a visitarlo?"
Dai dati emerge che solo il 27% conduce un'azione attiva a fronte del 73% passiva. Per azione passiva si intende: madre consigliata a rivolgersi al medico di medicina generale, madre invitata a portare il figlio direttamente al Csm, madre invitata a portare il figlio al pronto soccorso. Per azioni attive si intende: disponibilità ad un colloquio con i genitori al CSM, disponibilità a parlare telefonicamente con il figlio o disponibilità ad effettuare una visita domiciliare. Dall'indagine emerge anche che il tempo dedicato dall'operatore alla madre è per il 53% inferiore ai 5 minuti.
"Come si ricava chiaramente dalle risposte fornite - afferma il dott. De Stefani - la maggior parte dei CSM, che devono essere il punto di riferimento per tutte le richieste che riguardano situazioni di crisi di un territorio, si sottraggono a interventi attivi nascondendosi dietro rifiuti di vario genere, di cui alcuni davvero incredibili per non dire peggio. Alcuni hanno addirittura consigliato alla madre di chiamare il 112 o il 113: questo non fa onore a quello che in tanti vorremmo vedere fare dai servizi di salute mentale italiana".
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Secondo un’indagine Isfol il 10% degli studenti italiani ha un disagio psichico. A livello mondiale le statistiche OMS riferiscono che circa il 20% dei bambini e degli adolescenti ha un’esperienza di disturbo mentale, tanto che le condizioni neuropsichiatriche sono la principale causa di disabilità tra i giovani.. Inoltre il disagio psichico ha una “relazione bidirezionale” con la povertà, che “agisce sulla salute mentale anche nell’infanzia e nell’adolescenza” .
“Laureato in legge, ormai vicino al matrimonio – ha raccontato Cristiano - sono entrato in crisi a causa di una serie di “separazioni”. La mia vita dai 30 ai 40 anni si è snodata tra ricoveri, miglioramenti e ricadute. Poi ho iniziato a riabilitarmi entrando prima in una comunità terapeutica e poi approdando a Progetto Itaca Roma. Attraverso l’associazione sono finalmente riemerso dall’emarginazione causata dal mio disagio, soprattutto grazie al ritorno nel mondo lavorativo con il progetto Job Station, che mi ha permesso di ritrovare il piacere di sentirmi utile”.
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La depressione grave può costare fino a 11.000 euro l'anno a paziente solo per costi diretti, legati cioé a farmaci, complicanze e ricoveri. Su questo tema, che pesa anche dal punto di vista economico sul Sistema Sanitario nazionale, "la Commissione Sanità del Senato avvierà un'indagine conoscitiva per avere un quadro preciso e aggiornato da cui partire per mettere a punto un Piano nazionale". Lo ha annunciato oggi Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione XII di Palazzo Madama, nel corso della presentazione di una ricerca e di un Libro Bianco sulla depressione, realizzati dall'Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda).
'indagine conoscitiva riguarderà tutta Italia e si avvarrà di un comitato scientifico per far luce sulla reale diffusione e sull'impatto economico del problema. Un impatto oggetto di un'analisi comparativa della letteratura in materia, condotta dall'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari Altems dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. I risultati della review sistematica, pubblicata sul Libro Bianco, spiega Americo Cicchetti, direttore Altems, "hanno preso in considerazione oltre 4000 precedenti ricerche ma solo 11 si sono mostrate utili. E' emerso che il costo diretto per paziente è compreso tra 1.451 e 11.482 euro l'anno a seconda della severità e del contesto di riferimento. Se includiamo anche il costo per malattie correlate, a cui spesso è associata, invece, varia tra 1.963 e 27.364 euro. A cui si aggiunge l'impatto sulla produttività lavorativa, intesa non solo in senso quantitativo ma anche qualitativo". Quando è grave, infatti, specifica Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria, "è la patologia col maggiore impatto sulle attività quotidiane rispetto a tutte le altre".
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E' in 'camera d'attesa' per entrare in Commissione Affari Sociali della Camera, la Proposta di legge 22333 sulla salute mentale. Nata all'insegna della logica del 'fare assieme', la pdl è stata presentata a marzo 2014 e, forte del sostegno di una cinquantina di deputati,Il primo firmatario è Ezio Casati del Pd.. Sono almeno 500.000 nel nostro Paese le persone che soffrono di malattie mentali importanti mentre se si fa riferimento a problemi meno gravi si arriva fino a 2,5 milioni, senza contare il sommerso.
"La pdl 2233 - spiega Casati - segue idealmente la legge Basaglia e ne prevede la piena attuazione. Propone superarmento dei luoghi di contenzione, dei trattamenti sanitari obbligatori e di prolungati ricoveri a favore di cure migliori sul territorio e maggior inserimento sociale. Porta inoltre una serie di messaggi come la lotta al pregiudizio e il coinvolgimento di pazienti e familiari nelle cure".
Il modello a cui si ispira la Pdl è quello del Movimento 'Le Parole ritrovate', che vede utenti, familiari e operatori uniti nel 'fare assieme'. La legge è frutto di un lavoro condiviso e valorizza il ruolo degli Ufe, ovvero gli Utenti Familiari Esperti, che con la loro esperienza portano un contributo alla cura.
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(Si ringrazia per la collaborazione Vanessa Postacchini)
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