Nonostante le accuse di corruzione e autoritarismo e la pioggia di rivelazioni compromettenti, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha vinto nettamente le elezioni amministrative di ieri, ottenendo secondo i dati quasi definitivi il 45,6% contro il 28,2% al principale partito di opposizione, il Chp. Il partito islamico Akp del premier conserva inoltre il controllo sulle due principali città del paese, Istanbul e Ankara, mentre la terza, la 'europea' Smirne, rimane a guida Chp. La stampa di opposizione riferisce di numerose denunce di irregolarità, rilevando fra l'altro che la luce è venuta a mancare in 40 città durante le operazioni di spoglio. Ma la vittoria di Erdogan nonostante un calo di 4 punti rispetto al 49,6 delle politiche del 2011, appare incontestabile. Nella notte, dal balcone della sede del Akp ad Ankara, il premier ha annunciato davanti a migliaia di sostenitori in festa che ora i 'traditori' della nazione "la pagheranno".
La Turchia sta intercettando e bloccando i Google Domain Name System (Dns), ovvero i server che collegano l'indirizzo testuale di un sito web (come twitter.com) al suo corrispondente indirizzo numerico (Ip), per sorvegliare gli utenti. Lo scrive il colosso californiano sul suo blog. Il blocco del servizio Dns di Big G potrebbe essere stato attuato per impedire ai cittadini turchi di bypassare il veto imposto a siti come YouTube e Twitter. Con il rischio per gli utenti di essere spiati. La società di Mountain View sottolinea di aver ricevuto conferme che il suo servizio Dns viene ''intercettato'' dalla maggior parte degli Internet service provider turchi. ''Come se qualcuno vi avesse cambiato i numeri di telefono nella vostra rubrica'', scrive l'ingegnere di Google Steven Carstensen
LE ELEZIONI: Erdogan sbanca