Isis decapita quattro membri di una tribù sunnita in Siria
Circa 700 Shaitat erano stati uccisi dai jihadisti in agosto
Lo Stato islamico (Isis) ha decapitato in una piazza pubblica a est della Siria al confine con l'Iraq quattro civili, membri di un'influente tribù locale sunnita, in passato già presa di mira dall'Isis e accusati di collaborare con il regime di Damasco. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), precisando che i quattro uccisi sono della tribù degli Shaitat. Circa 700 Shaitat erano stati uccisi dai jihadisti, molti decapitati, nell'agosto scorso.
Reportage del New York Times
Torturati, picchiati, lasciati giorni senza cibo e qualche volta sottoposti a finte esecuzioni. E' l'agonia subita dagli ostaggi dell'Isis decapitati quest'anno dai jihadisti: i giornalisti americani, James Foley e Steve Sotloff, e gli attivisti David Haines e Alan Henning. Il Nyt dedica un lungo reportage, frutto di tre mesi di lavoro, agli orrori inflitti dai carcerieri ai prigionieri prima delle decapitazioni: sulla base di deposizioni di ostaggi, familiari e di ex combattenti.
Il quotidiano spiega che i quattro detenuti di Usa e Gb venivano scelti per le peggiori torture perche' Washington e Londra non pagavano i riscatti, al contrario degli europei. Tra le forme di tortura anche il 'waterboarding', il quasi annegamento praticato sui prigionieri nel campo di detenzione americano di Guantanamo. Era talmente temuto dagli ostaggi che i loro compagni di cella erano sollevati nel vederli rientrare ricoperti di sangue, dopo l'incontro con i carcerieri.
"Se non c'era sangue, allora capivamo che erano stati sottoposti a qualcosa di molto peggio", ha raccontato al Nyt un ex prigioniero. Altri ex ostaggi rivelano che subito dopo il sequestro, Foley si converti' all'Islam. "Recitavo il Corano con lui. Altri l'avrebbero fatto per ottenere un trattamento migliore, ma lui ci credeva davvero", ha detto Jejoen Bontinck, un ex combattente belga, che nel 2013 passo' tre settimane in cella con Foley, dopo esser finito nei guai con le gerarchie dello Stato islamico, e ora sottoposto a processo. Foley era cattolico: dopo la decapitazione papa Francesco telefonò alla sua famiglia elogiandone la fede. Solo pochi ostaggi sono rimasti fedeli alla religione di origine, tra questi l'americano della Florida Sotloff, ebreo praticante decapitato dopo Foley, che per Yom Kippur aveva detto di sentirsi male pur di osservare il digiuno.