Il massacro documentato di decine di civili siriani, sfollati nel nord-est del Paese, addossati con le loro famiglie a ridosso del confine turco e nelle ultime ore uccisi da barili-bomba dell'aviazione del regime di Damasco, è rimasto oggi sullo sfondo delle notizie sull'ingresso di una primo gruppo di miliziani curdo-iracheni a Kobane/Ayn Arab, la cittadina siriana alla frontiera con la Turchia e assediata dai jihadisti dello Stato islamico (Isis). Dall'Iraq sono invece giunte le drammatiche testimonianze di alcuni sopravvissuti a un massacro compiuto dall'Isis nel giugno scorso a sud-est di Mosul, quando circa 600 detenuti sciiti del carcere di Badoush sono stati giustiziati sommariamente secondo quanto ha riferito oggi Human Rights Watch. Stamani gli Stati Uniti si erano intanto detti "inorriditi" dall'uccisione ieri di circa 50 civili siriani, tra cui minori e donne, originari della Siria centrale ma sfollati al confine turco nella regione nord-occidentale di Idlib.
Il massacro è stato documentato dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) e da numerose fonti locali interpellate via Skype. L'aviazione di Damasco, che a bassa quota continua a operare indisturbata nella stessa area di operazioni della Coalizione anti-Isis guidata dagli Usa, ha sganciato il suo carico di morte contro civili del campo profughi improvvisato di Habit, località frontaliera. Intanto da New York, l'inviato speciale Onu sulla Siria, Staffan De Mistura, ha affermato al Palazzo di Vetro che "per fermare l'Isis è necessario creare alcune zone franche in Siria, e uno di questi luoghi è Aleppo". Per il diplomatico italo-svedese, in queste zone franche deve essere "imposto un cessate il fuoco da attuare progressivamente".
La soluzione politica, ha affermato, è il passo successivo. Proprio in queste settimane Aleppo, un tempo prima metropoli siriana, sta venendo accerchiata dalle truppe lealiste che stringono la morsa attorno ai quartieri orientali sotto il controllo del variegato fronte di insorti. Sul lato orientale, l'Isis è minaccioso, ma non attacca le forze del regime che proseguono la loro avanzata anche nella Siria centrale, nel nord-ovest, nel sud e attorno a Damasco. Proprio dalla capitale, le autorità siriane hanno oggi accusato la Turchia di "complottare" contro la Siria e di aver "violato la sovranità territoriale" del Paese consentendo "a forze straniere e a elementi terroristi" di entrare a Kobane. Il riferimento può sembrare diretto ai peshmerga curdo-iracheni, ma per decenni il regime di Damasco ha sostenuto e protetto le milizie curde in funzione anti-Ankara.
Più probabile che l'accusa del regime siriano sia stato all'ingresso, ieri, sempre tramite la Turchia, di un centinaio di miliziani di quel che rimane dell'Esercito libero, la piattaforma di disertori e civili siriani che dalla fine del 2011 hanno preso le armi contro le forze del presidente Bashar al Assad. Questo manipolo di insorti hanno preceduto l'ingresso oggi di una "delegazione" di una decina peshmerga a Kobane. Il grosso del mini-contingente curdo-iracheno (150 unità) da stamani è in attesa di varcare il confine. Il lato nord di Kobane è stato però bombardato a più riprese dall'Isis che assedia la cittadina sugli altri. Per tentare di facilitare l'ingresso dei rinforzi curdi, il comando militare Usa ha riferito che la Coalizione ha oggi compiuto tre raid contro postazioni dello Stato islamico.