Aveva detto a Mosca che non sarebbe stata una gita di piacere organizzata soltanto per celebrare la caduta del Muro. E ha mantenuto la promessa.
Mikhail Gorbaciov, oggi a Berlino, ha accusato l'Occidente e impugnato i vecchi fantasmi, guastando la festa: "Siamo sull' orlo di una nuova guerra fredda. Alcuni dicono che è già iniziata". Sulle responsabilità, l'ex leader che con la sua Perestroika entrò in sintonia coi politici dello scacchiere contrapposto,chiudendo l'esperienza del socialismo sovietico, non sembra avere dubbi. "Gli eventi dei mesi scorsi sono le conseguenze di una politica di corto respiro, che viene dal tentativo di ignorare gli interessi dei partner russi", ha accusato. Già dal 1990, secondo Gorbaciov, l'Occidente ha iniziato a seppellire la fiducia che la rivoluzione pacifica aveva reso possibile: ci sono molti esempi, ha elencato, "l'espansione della Nato, la Jugoslavia e soprattutto il Kosovo, il piano di difesa missilistico, e poi Iraq, Libia, Siria. E chi soffre di più di tutto questo? - ha aggiunto - L'Europa, la nostra casa comune". "Io qui a Berlino - ha concluso - per l'anniversario della caduta del Muro, devo rilevare che tutto questo ha ripercussioni anche sulle relazioni fra Russia e Germania".
Avvertimenti che rendono più severa la commemorazione dei 25 anni del Muro. Conciliatori, invece, i toni del dibattito politico interno, che si era inasprito dalle provocazioni del cantautore della DDR Wolff Biermann, che aveva accusato la Linke, parlando nel Bundestag, di essere "il resto miserevole di ciò che è stato superato". Proprio il partito della sinistra radicale ha usato questa importante ricorrenza per chiedere ancora una volta scusa per il passato dei comunisti della Sed.
Il partito ha condannato "l'ingiustizia statale" della DDR, rinnovando le scuse del partito PDS da cui prende le origini. La posizione è stata presa in un comunicato congiunto firmato dei presidenti Katja Kipping e Bernd Riexinger, e dal capogruppo parlamentare Gregor Gysi. "Era uno stato in cui l'arbitrio politico poteva in ogni momento sostituire diritto e giustizia, e decine di migliaia di biografie, attraverso l'ingiustizia statale, sono state violate e distrutte", si legge. Il partito si è riconciliato anche con il presidente Joachim Gauck, che ha rilasciato delle dichiarazioni più morbide alla Berliner Zeitung, dopo i dubbi espressi nei giorni scorsi sul futuro governo della Turingia a guida Linke. Il presidente, che aveva sollevato riserve, parlando di continuità con la Sed, ha sottolineato oggi "il rispetto che si deve dell'elettorato in una democrazia". Anche i 'pacifisti' negli organi di sicurezza della DDR avrebbero meritato rispetto, ha aggiunto, dal momento che contribuirono, evitando il ricorso alla violenza, alla riuscita della rivoluzione pacifica. "Anche all'epoca - ha detto l'ex dissidente della DDR - noi non vedevamo nel blocco avversario un monolite". Parole apprezzate dalla sinistra.