Ammazzati a uno a uno a colpi d'arma da fuoco o con i machete, uomini anziani, donne e bambini inseguiti nelle strade e nella foresta, finiti dopo essere stati atrocemente mutilati.
Non si riescono a contare le vittime della carneficina nella città di Baqa, nel nord-est della Nigeria, dove dei circa diecimila abitanti almeno 2.000 sarebbero stati uccisi dagli integralisti islamici Boko Haram in meno di una settimana. Non si riescono a contare anche perché si spera che tra coloro che mancano all'appello qualcuno sia riuscito a salvarsi attraversando le frontiere con il Ciad e con il Camerun. E perché decine di cadaveri restano abbandonati nelle strade senza che nessuno abbia il coraggio o la forza di seppellirli.
Amnesty International, che ha operatori nella zona, ha confermato "il peggior massacro nella storia dei Boko Haram". E tragiche testimonianze arrivano da qualche sopravvissuto: abitanti della città devastata sono fuggiti a bordo di piccole imbarcazioni affrontando le acque del lago Ciad, hanno raggiunto isolotti prima che le barche affondassero e da giorni sono privi di qualunque mezzo di sussistenza. "Stanno morendo di fame e di stenti", ha raccontato un ragazzo aggiungendo che la stessa sorte sta colpendo nella foresta feriti e anziani.
In Nigeria, il più popoloso Paese d'Africa, l'avvicinarsi delle elezioni legislative e presidenziali (14 febbraio) è ormai quasi quotidianamente segnato dagli assalti dei fondamentalisti islamici nel nord-est.