Tra i titolari di conti bancari nella filiale svizzera di Hsbc c'erano anche diversi uomini della 'Golden chain', il gruppo dei principali finanziatori di Al Qaida. Lo rivela Le Monde, citando documenti condivisi con il International consortium of investigative journalists. Tra questi figurano, per esempio, un principe saudita che in passato ha notoriamente fornito protezione a Osama Bin Laden, un altro uomo della famiglia reale saudita la cui moglie ha inviato pagamenti a uno dei presunti attentatori dell'11 settembre. Tra i titolari di conti, secondo Le Monde, anche l'ex tesoriere di un'organizzazione accusata di riciclaggio di denaro per Al Qaida e il proprietario di una fabbrica bombardata dall'esercito Usa, perché sospettata di produrre armi chimiche proibite da vendere sul mercato nero. La lista dei nomi appartenenti alla 'Golden chain', spiega il giornale, era stata rinvenuta a Sarajevo nel 2002, durante un raid in una falsa fondazione che in realtà finanziava il terrorismo islamico. Alcuni di questi nomi erano poi circolati sulla stampa, mentre i servizi segreti americani indagavano sulla complessa rete di finanziamento di Al Qaida e del suo 'sceicco'. Hsbc, però, non ha modificato in alcun modo i suoi rapporti con le persone risultate incluse in questa lista, continuando a gestire conti a loro intestati. Eppure, secondo un rapporto del Senato Usa datato 2012, i vertici della banca e il suo 'servizio di conformità', che dovrebbe vigilare sulla natura del denaro versato dai clienti, sapevano che queste persone erano accusate di legami con il gruppo terroristico.
La fondazione di volontariato che fa riferimento alla famiglia Clinton ha ricevuto 81 milioni di dollari (circa 71 milioni di euro) in donazioni da ricchi magnati internazionali che avevano conti in Svizzera i cui dettagli sono emersi nello scandalo Hsbc. E' quanto si legge sul Guardian, che rivela le loro identità. Fra questi Frank Giustra, tycoon canadese del settore minerario, l'imprenditore britannico Richard Caring, oltre all'ex pilota di Formula 1, Michael Schumacher. Caring è al centro di un episodio avvenuto nel 2005 e che ha riguardato l'ex presidente americano Bill Clinton. La sua partecipazione a un evento organizzato dal ricco imprenditore a San Pietroburgo, un ballo in maschera nel quale l'ex inquilino della Casa Bianca si era travestito da generale russo del 18esimo secolo, era stata 'ricompensata' da Caring con una donazione da un milione di dollari alla fondazione. Un altro dei benefattori dei Clinton con conti alla Hsbc era Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per pedofilia, che avrebbe sborsato alla fondazione migliaia di dollari. Il Guardian sottolinea come queste rivelazioni potrebbero danneggiare Hillary Clinton e la sua attesa corsa alla Casa Bianca: l'ex segretario di Stato ha fatto della ineguaglianza sociale uno dei punti principali del suo programma politico. In netto contrasto però con queste amicizie di famiglia.
Oltre tremila verifiche, 741 milioni di redditi non dichiarati finiti in Svizzera e sottratti al fisco, un migliaio di italiani che hanno scudato i propri depositi facendo rientrare un tesoretto di un miliardo e 600 milioni e obbligando così decine di procure italiane, complice anche la prescrizione, ad archiviare centinaia di inchieste. La Guardia di Finanza ha da tempo concluso gli accertamenti sui 5.439 nomi di italiani contenuti nella prima lista Falciani, che le nostre autorità ottennero cinque anni fa. Ma l'inchiesta Swissleaks promette nuove rivelazioni che potrebbero aprire un nuovo fronte d'indagine e portare alla luce altre centinaia di nominativi di italiani, sconosciuti e vip, che hanno sottratto redditi a tassazione.
In realtà sia il nominativo di Valentino Rossi, sia quello di Flavio Briatore e dello stilista Valentino erano già emersi anni fa, assieme a quelli degli altri stilisti Renato Balestra, Sandro Ferrone e Giuseppe Lancetti, del gioielliere Bulgari, della soubrette Elisabetta Gregoraci, del presidente della Confcommercio di Roma Cesare Pambianchi, dell'attrice Stefania Sandrelli, della principessa Fabrizia Aragona Pignatelli, di Francesco D'Ovidio Lefebre e di tanti altri tra cui anche società come Telespazio, colosso specializzato in armamenti e sistemi di difesa.
I conti erano in Svizzera in "modo perfettamente legale, rispettando tutte le leggi e i regolamenti fiscali - ha detto oggi Briatore - Non sono residente in Italia da oltre 25 anni e dunque non soggetto al fisco italiano. I conti tenuti presso la Hsbc sono da anni noti alle autorità giudiziarie italiane che non hanno mai rilevato irregolarità fiscali in merito". Capofila dei nuovi accertamenti, ancora una volta, potrebbe essere la procura di Torino, che fu la prima nel 2010 ad aprire un fascicolo e che successivamente invio le carte a 120 procure, competenti in base al principio del luogo di residenza della persona indagata. Un anno fa, infatti, i magistrati piemontesi si sono rivolti ai colleghi spagnoli chiedendo di poter consultare i dati in loro possesso dal 2013 e provenienti anch'essi dall'archivio sottratto alla Hsbc da Hervé Falciani. Si tratta di oltre 121mila conti correnti aperti negli anni in diverse filiali della banca britannica - Ginevra ma anche Lugano, Montecarlo, Lussemburgo, Zurigo e isole del Canale - e gli inquirenti sospettano che tra loro si nascondano migliaia di italiani.
Bisognerà ora capire se si tratta di nominativi già contenuti nelle liste precedenti esaminate dagli investigatori o se siano personaggi completamente sconosciuti: allo stato i magistrati hanno ipotizzato il reato di riciclaggio, ma nel fascicolo non risultano indagati. Nel 2010, quando scoppiò lo scandalo, l'Italia ottenne ufficialmente due diverse liste, entrambe dalle autorità francesi. La prima è quella che arrivò alla Gdf nel maggio del 2010 attraverso la cooperazione amministrativa ai fini fiscali e conteneva, appunto, oltre 5.400 nominativi.
Oltre 2.100 non sono stati presi in considerazione: i soggetti indicati non avevano fatto alcuna movimentazione. Per gli altri 3.276 sono partiti i controlli ispettivi che hanno consentito di accertare redditi non dichiarati per 741 milioni e Iva dovuta e non versata per 4,5. Ma oltre un terzo di questi soggetti (1.264) non è stato perseguibile in quanto aveva aderito allo scudo fiscale varato dal governo Berlusconi nel 2009. I finanzieri hanno dunque recuperato 30 milioni, mentre 190 persone sono state denunciate per reati tributari e 101 evasori totali sono stati scoperti. Anche le procure, nella quasi totalità dei casi, si sono viste costrette ad archiviare i procedimenti aperti dopo che la procura di Torino aveva smistato a seconda della competenza territoriale l'elenco ricevuto dalla magistratura di Nizza e contenente 7.094 conti correnti nella disponibilità di italiani, 5.595 soggetti e 133 società.
Roma iscrisse 700 persone e solo in un paio di casi si è proceduto alla richiesta di rinvio a giudizio, causa l'intervenuta prescrizione. Ora i magistrati capitolini, qualora dall'inchiesta Swissleaks emergessero nomi nuovi rispetto a quelli già approfonditi, potrebbero tornare ad occuparsi della vicenda. La procura più impegnata fu quella di Milano, che aprì un fascicolo senza titolo di reato e senza indagati per accertare la posizione di oltre 2.100 tra persone e società anche perché in Lombardia risultava risiedere la maggioranza dei correntisti di Hsbc, il 63%, contro l'11% del Lazio e il 7% del Piemonte.